Nel Pd il quadro è chiaro, non così in casa Forza Italia e Lega, dove il voto delle provinciali riapre vecchie dispute interne e avvicina il momento della resa dei conti.
“Il centrodestra arriva a quota sette consiglieri, suddivisi in quattro liste, con 41 mila preferenze; il Pd con circa 40 mila ne raggiunge nove, contando anche Provincia Bene comune. La domanda è perché il centrodestra, non presentandosi unito, abbia rinunciato alla possibilità di essere maggioranza in Consiglio provinciale”, così ha dichiarato Margherita Peroni (Fi) subito dopo il voto.
Ma la conta dei voti della Loggia fa discutere. I consensi espressi dai trenta amministratori del Capoluogo che si sono recati in via Balestrieri (non hanno ritirato la scheda Laura Gamba e due consigliere di X Brescia Civica) sono stati: 20 alla lista del Pd (7 preferenze a Diletta Scaglia e Fabio Capra, 3 a Diego Peli, 2 a Gianpiero Bressanelli e una a Gianbattista Groli), 4 a Forza Italia (3 a Isidoro Bertini, una ad Alessandro Mattinzoli), 3 a Comuni in provincia (2 a Nicoletta Benedetti, una a Gianpietro Maffoni), 2 a Provincia bene comune (entrambe a Marco Apostoli), uno alla Lega (Mattia Zanardini) e nessuno a Con i comuni per Brescia e provincia.
Un calcolo che ha portato il segretario provinciale Alessandro Mattinzoli a dichiarare a Bresciaoggi: “Senza ombra di dubbio pesa che due voti di Forza Italia siano andati su un’altra lista. Nonostante questo è stato un risultato significativo”. Resta da capire se questa sottrazione sarà sufficiente (anche di fronte ai probi viri) per nuovi provvedimenti nei confronti di Margherita Peroni e dei suoi fedelissimi.
Da chiarire anche la posizione della Lega, visto che il consigliere Nicola Gallizioli ha votato per Fdi e non per i candidati del Carroccio.
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