(a.t.) La lista del Pd ha vinto le elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale, conquistando 8 seggi su 16, contro i sei della precedente tornata. Un risultato che si traduce nel fatto che il Partito democratico, contando il voto del presidente Pier Luigi Mottinelli, avrà la maggioranza assoluta dei seggi (9 su 16) e dunque potrà guidare l’ente anche in assenza del sostegno di Forza Italia (che esprimeva il vicepresidente, Alessandro Mattinzoli, e altri tre consiglieri) e del Ncd.

Sarà comunque difficile immaginare una rottura dei rapporti di Mottinelli con gli ex alleati, considerato anche il fatto che nella passata legislatura oltre nove decisioni su dieci sono state prese dell’aula all’unanimità. Più facile ipotizzare che la vera conseguenza del voto sarà la consegna della vicepresidenza al Pd.

Nella lista del Pd risultano eletti – in ordine di preferenze – Andrea Ratti, Filippo Ferrari, Antonio Bazzani, Fabio Capra, Diego Peli, Gianbattista Groli, Giampiero Bressanelli (sindaco socialista di Sellero, indipendente) e Diletta Scaglia. In questa nuova maggioranza, dunque, ben 5 rappresentanti su 9 vengono dalla città o da Comuni dell’hinterland: un dato non trascurabile nelle future politiche dell’ente.

Tre gli eletti di Forza Italia: Alessandro Mattinzoli (che comunque è stato il consigliere più votato in assoluto, seguito a stretto giro dal sindaco di Orzinuovi del Pd), Isidoro Bertini e Gianluigi Ranieri. La lista Con i Comuni per Brescia Provincia – sostenuta da Mauro Parolini – ha eletto un rappresentante, Mariateresa Vivaldini. Provincia Bene Comune (sinistra e ambientalisti) ha confermato un eletto: Marco Apostoli, mentre il fronte dei dissidenti forzisti unito a Fratelli d’Italia è sceso da due consiglieri a uno (la peroniana Nicoletta Benedetti, mentre non ce l’ha fatta Maffoni di Fdi). Due, infine, i rappresentanti in quota Lega: Mattia Zanardini e Renato Pasinetti.

Sono stati 1.935 gli elettori che hanno votato, con un’affluenza del 76,66 per cento (80 per cento nel 2014). 

Le elezioni, lo ricordiamo, erano di secondo livello: non votavano i cittadini, ma consiglieri e sindaci con voto ponderato. A ciascun voto, in sostanza, era attribuito un ruolo diverso a seconda della carica e del numero degli abitanti del Comune.    

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