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Una città al passo o il passo della città?

di Lorenzo Maternini – Si trova ancora negli archivi una bella lettera dell’illustre architetto Vantini che, posto di fronte al problema di realizzare la stazione dei treni di Brescia, raccontava come molti bresciani fossero contrari alla ferrovia. Il motivo era molto semplice: non serve. Si viveva bene prima, si vivrà bene anche dopo.

E’ vero, questo successe secoli fa, ma ricordo ancora bene le proteste di qualche anno fa sulla metropolitana bresciana. Il motivo era sempre lo stesso: non serve.

Questi due esempi solo per portare ad una considerazione molto semplice: raramente una scelta al passo coi tempi è condivisa dai propri tempi. Questa si rivelerà giusta dopo decenni: al contrario aspettare che la scelta sia figlia di una sicurezza momentanea o di una condivisione collettiva, significa che è già sorpassata, morta.

All’epoca Vantini e altri si assunsero l’onere della visione a lungo termine, oggi c’è bisogno di ritornare al rischio, di provare operazioni che non hanno certezze economiche, ma la prospettiva di restituire nuove energie alla città. Non si può pensare di avere certezze sulle scelte strategiche future: siano esse economiche o di consenso sociale. E’ doveroso scommettere su ciò che ancora non esiste, provando ad interpretare i priori tempi e educando a quello che verrà.

A questo servono le istituzioni.

Bisogna insistere sul concetto che le istituzioni non sono aziende: esse hanno il compito di traghettare un passo più in là, oltre al mero conto economico. Questo passo molto spesso non avviene perché la forza economica significa potere. Investire in operazioni visionarie, ma rischiose, rischia di comprometterne le posizioni di forza. Ci vogliono visione e coraggio, uniti alla consapevolezza che nessun progetto che investe sul futuro e sulla cultura di un territorio potrà fallire: questo avrà comunque restituito energia e talento per le imprese di domani.

Allora bisognerà non pensare a cosa la città richiede, ma cosa servirà un domani alla città. Bisogna orientarla verso prospettive internazionali, al di là del volere dei suoi stessi cittadini. E a chi mi chiede a quale progetto nello specifico io voglia riferirmi rispondo semplicemente che purtroppo non ho nessun progetto a cui riferirmi.

Il mondo è cambiato e sta cambiando sempre più velocemente. Si devono fronteggiare già oggi le esigenze che si presenteranno alle prossime generazioni. Allora ci troviamo di fronte ad un bivio: andare al passo che la città ci impone, pensando alle sicurezze dell’oggi, sociali ed economiche, oppure dettare il passo alla città, sperimentando, provando a rischiare su cosa ancora deve accadere. Sicuramente è assai dura accettarlo, come fu dura, qualche secolo fa, accettare l’arrivo del treno.  

* Vicepresidente Talent Garden 

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Redazione BsNews.it

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