Davide e Golia: negozi di città e giganti della grande distribuzione, questo il titolo del dibatto che si è tenuto oggi – dalle 17.30 – nella sede della Fondazione Micheletti. A promuoverlo BsNews in collaborazione con la fondazione guidata da Aldo Rebecchi.

DI SEGUITO LA SINTESI DEGLI INTERVENTI (IN ORDINE DI INTERVENTO)

 

ANDREA TORTELLI (DIRETTORE BSNEWS.IT)

Ringrazio tutti gli ospiti: il padrone di casa Aldo Rebecchi, i due Alessandro (Belli e Benevolo) che sono opinionisti storici di BsNews e gli autorevoli interlocutori del mondo del commercio che sono qui. Da qualche settimana dirigo BsNews.it: l’obiettivo è fare un sito che diventi sempre più interlocutore della politica, dell’economia e delle forze vive del territorio, come negli anni Sessanta.

ALDO REBECCHI (FONDAZIONE MICHELETTI):

Questo dibattito – dal titolo Davide contro Golia – l’abbiamo immaginato quando siamo venuti a conoscenza dell’apertura di Elnos, su cui il sindaco di Brescia Emilio Del Bono non ha mancato da subito di esprimere la propria contrarietà, ribadendo l’intenzione di investire per sostenere il commercio nel centro storico. Ma cosa bisogna fare? Come resistere al fiorire di grandi centri commerciali? Come contrattaccare? Ne parliamo oggi con quattro figure autorevoli. 

ALESSANDRO BELLI (BRESCIACITTA’GRANDE):

L’obiettivo deve essere il risveglio dei negozi di città. Dobbiamo immaginare di costruire un tavolo a quattro gambe, come le proposte che vorrei avanzare in questa sede. La prima idea è quella di unire le forze per aumentare la massa critica (nella pubblicità, ma non solo) e di ottenere maggiore flessibilità nelle concessioni. La seconda è investire su prodotto e su packaging personalizzati come avviene nelle realtà all’avanguardia. La terza priorità che individuo, quindi, è quella di raddoppiare i canali di vendita con l’e-commerce, mentre l’ultima è quella di fare un percorso di collegamento fra negozi e centri commerciali, copiando ciò che quest’ultimo settore dà di buono (dai parcheggi all’ambiente confortevole). In particolare il percorso che una persona compie, passeggiando fra negozio e negozio nel centro città, deve essere comodo: deve potersi sedere se il tragitto è lungo (panchine e arredo urbano), deve poter entrare e uscire dai negozi anche se è in carrozzella o anziano, deve poter parcheggiare la propria bici in un posteggio sicuro.  Il centro cittadino deve diventare davvero vivibile, un "centro commerciale all’aperto".

ALESSANDRO BENEVOLO (URBANISTA):

Brescia è tra le province lombarde quella con il maggior numero di centri commerciali: ciò che è succede qui, è accaduto 20 anni fa negli Usa. Da architetto osservo che i nuovi centri sono tutti di rara bruttezza, sono sempre più vicini alle arterie viabilistiche e non hanno alcuna relazione con il territorio che li circonda. Sull’altro versante, invece, va precisato che i negozi di città a Brescia non sono solo quelli del centro, ma di una pluralità di centri. I negozi di città, come ha detto Belli, possono convivere con i centri commerciali se diversificano, mentre nella Leonessa si è tentato a inseguire il centro commerciale sul suo terreno. La prima questione è quella dell’accessibilità: Brescia ha 10mila posti auto a ridosso del centro, nessuna città italiana ha questa dotazione. La pedonalità non va vista come un handicap, ma come una opportunità nell’ottica dello slow shopping. Inoltre bisogna puntare sulla prossimità: nel centro di Brescia ci sono 13mila abitanti e devono avere attività che svolgono un servizio per loro, a parte che nel quadrante Nord Ovest. Infine bisogna puntare sull’assortimento: oggi è casuale, e questo stride se messo a confronto con lo studio millimetrico dei centri commerciali. Ed è un problema anche che siano scomparse le locomotive come i cinema e la Standa. Su questo pronte bisogna fare di più e una delle sfide può essere quella di sfruttare la Crociera di San Luca facendola diventare una grande galleria commerciale. Infine un’opportunità può arrivare dalla creazione di zone omogenee commerciali, come una volta era Corso Mameli che era la via dei Merciai o come è piazza Duomo, che è diventata la piazza dell’aperitivo.

ALESSIO MERIGO (DIRETTORE CONFESERCENTI):

Rispetto al problema il problema ha preso direttrici diverse. Pensiamo all’esempio dell’e-commerce. L’80 per cento delle vendite on line passa da Amazon e Ebay: quello nativo è perdente. Nè è possibile pensare che con Elnòs il problema dei centri commerciali sia finito, perché questa nuova apertura obbligherà i concorrenti a rilanciare. Partendo da un numero: a Brescia la media è di 500 metri quadrati di superficie commerciale per abitante, a Roncadelle di 12mila: un vero record. Di certo dobbiamo fare i conti con un contesto di crisi dei consumi e di aumento della competizione. E la risposta non può essere: di là si parcheggia, di qua si cammina. Abbiamo commissionato un’indagine a Swg: il 50 per cento dei bresciani si muove solo in auto. La vera questione è in che misura le amministrazioni considerano il commercio un valore. In passato ci siamo opposti a Ztl e pedonalizzazioni: tra un po’ partirà quella di Corso Zanardelli, spero ci porterà vantaggi, ma temo non lo sarà. Di certo il commercio del centro non può vivere di prossimità, serve un bacino più ampio. Di certo nella sfida dei prossimi anni le amministrazioni cittadine giocheranno un ruolo determinante.

CARLO MASSOLETTI (PRESIDENTE DI ASCOM):

Raramente mi succede, ma sono d’accordo con Alessio Merigo. Sono state dette molte cose, ma vorrei sottolineare che il problema del far rete i commercianti se lo sono posto da tempo, così come quello di offrire nuovi servizi e quello della comunicazione: il 90 per cento delle attività del centro, ad esempio, sono sui social. Certo bisogna lavorare su quello che succede fuori dal negozio e bisogna affrontarlo insieme all’amministrazione. E ancora i commercianti devono puntare sull’assortimento. Ma secondo me Golia rischia di morire prima che Davide lo centri con la fionda. Elnòs è una realtà già vecchia e superata: oggi la prospettiva non può più essere quella del 1992, quando è stato concepito. Inoltre vedo molte realtà a rischio, dalle Rondinelle al Freccia Rossa. Anche il fatto che Lonati si sia fermato su Sant’Eufemia non mi pare una scelta casuale. L’unica realtà con prospettive diverse, forse, è l’Outlet di Rodengo Saiano, che nel tempo si è costruito un’immagine diversa.

TONI MASSOLETTI (STAFF DEL SINDACO):

Negli ultimi sei mesi, nel raggio di 70 chilometri, hanno aperto tre centri: Arese, Elnòs e Scalo Milano, che credo sia l’unico modello innovativo. Di certo Brescia è in controtendenza rispetto al mondo, dove vanno molto le realtà low cost e low price oppure gli shopping glamour. Inoltre vorrei porre l’attenzione su un fatto che in centro sono sparite completamente categorie merceologiche importanti: non abbiamo più negozi di elettronica, realtà dimensionate negli articoli sportivi oppure negozi di giocattoli? Oggi l’amministrazione comunale ha una grande responsabilità. Dobbiamo continuare a lavorare per tenere la città pulita e ben illuminata, dobbiamo volerle un po’ bene tutti. Dobbiamo continuare con le iniziative, magari diversificando. La questione parcheggi va affrontata, anche se dobbiamo smentire che piazza Vittoria sia troppo cara: abbiamo fatto uno studio e, nell’arco dell’intera giornata, è meno costosa di tutte le realtà delle città limitrofe. L’obiettivo di fondo, comunque, è che Brescia rimanga il capoluogo della provincia, un ruolo che negli ultimi anni aveva perduto. 

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