Sivieri, Apindustria: Brescia alla preistoria delle infrastrutture immateriali

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Nei giorni scorsi la presenza in città del ministro Graziano Delrio e dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato italiane Renato Mazzoncini ha messo alcuni punti fermi sullo stato delle opere infrastrutturali che riguarderanno Brescia nei prossimi anni. Sulle loro dichiarazioni interviene Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia.
"L’alta velocità procede a passo più o meno spedito a seconda dei fondi messi a disposizione, l’autostrada della Val Trompia – progetto di cui si discute da almeno trent’anni – forse vedrà i primi cantieri il prossimo anno, l’aeroporto di Montichiari resta in attesa di decollare da qualche decennio o quanto meno di ritagliarsi uno spazio all’interno di un territorio già piuttosto intasato, per la Piccola velocità sono arrivate nuove promesse di rilancio. In attesa di vedere se il libro dei sogni (come è stato titolato a livello locale) diventerà realtà, non possiamo che esserne lieti. Di infrastrutture in grado di migliorare la mobilità di persone e merci ce n’è bisogno" è il pensiero di Sivieri.
"Nel 2016 è necessario però soffermare lo sguardo non solo sulle infrastrutture materiali (di cui c’è bisogno, lo ripeto a scanso di equivoci) ma di porre analoga se non maggiore attenzione alle infrastrutture immateriali del territorio. Non stiamo parlando di domani: già ora le infrastrutture immateriali sono fondamentali, sono per intendersi un po’ come l’acqua o l’elettricità, e sono in grado di determinare il successo o meno di un’azienda – prosegue ancora il presidente -. Come il costo dell’energia può determinare le sorti di un’azienda, allo stesso modo il gap digitale e di accesso alla rete rispetto a un concorrente è oggi vitale per la sopravvivenza e lo sviluppo di un’impresa. Negli ultimi anni molte aziende si sono perse per strada o sono in situazione di affanno, ma fortunatamente molte di più sono quelle che sono state in grado di non subire la crisi ma di attrezzarsi in modo adeguato. Tutte o quasi, e soprattutto le piccole e medie imprese, hanno bisogno di salire di un gradino o più. In che modo? Attraverso le infrastrutture immateriali, che devono essere fatte adesso, non domani. Se abbiamo aspettato 20 anni per l’autostrada della Val Trompia, con il rischio che non sia più nelle necessità di tante aziende, non possiamo aspettarne altrettanti per avere i fattori abilitanti alla crescita digitale".
"Lo stato dell’arte oggi è però negativo – conferma Sivieri -. In provincia di Brescia, in questo momento, meno di un’abitazione su cinque ha una connessione a banda larga e la media provinciale complessiva è inferiore ai 5Mbs. Il confronto con l’Europa è però disarmante: rispetto a Brescia e all’Italia, quasi ovunque nel continente diffusione della banda larga, velocità e costi sono migliori. La produttività è anche questo. Piani e progetti per migliorare ci sono, ma la velocità di decisione e attuazione in questi casi è fondamentale perché qualsiasi progetto di innovazione, qualsiasi piano di governo Industry 4.0 non serve a nulla se la grande mole di dati che si riesce a generare, se le macchine in rete, se lo sviluppo remoto del software di gestione non hanno una robusta e affidabile capacità di accesso al mondo digitale".
"Il mondo è più veloce, non aspetta i nostri tempi, e nemmeno quelli della nostra Pubblica Amministrazione – dice ancora il presidente di Apindustria -. Vale la pena sottolinearlo: una Pubblica Amministrazione efficiente è o sarebbe una grande, forse la principale, infrastruttura digitale del Paese. La trasformazione della Pubblica Amministrazione nel rapporto con i cittadini e le imprese deve essere attuata in profondità, snellendo le procedure, aumentando la trasparenza, implementando e velocizzando i servizi. Uno Stato amico dei cittadini e delle imprese è anche e soprattutto questo. La trasformazione della Pubblica Amministrazione non è a costo zero, l’effetto volano sarebbe straordinario. Banda larga e trasformazione dei processi di produzione non possono essere gestiti con logiche e metodi antiquati. Nei tempi attuali, per dirla tutta, non possiamo permetterci una discussione di vent’anni su un’opera. Soprattutto se per cittadini e imprese è come l’aria per respirare".
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