di Alfredo Bazoli – Ho letto le motivazioni dell’ultima sentenza sulla strage di piazza loggia. Quella che condanna i due esponenti veneti di Ordine Nuovo imputati, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.

E sono rimasto colpito dalla capacità che ha avuto la Corte d’assise di Milano di ricomporre il puzzle degli indizi raccolti nella lunga inchiesta in un quadro convincente, coerente, lucido.

Ciò è stato possibile per le tenacia inesausta degli inquirenti, e in particolare per una serie di elementi di prova raccolti anche negli ultimissimi anni, a processo in corso, che hanno consentito di superare anche gli ultimi residui dubbi.

Manca ancora il giudizio finale della Cassazione, ma questa volta ho la convinzione che le acquisizioni e la ricostruzione operata dalla corte saranno in grado di superare anche l’ultimo vaglio di legittimità.

Se così sarà, finalmente non solo noi familiari ma il nostro paese avrà una verità giudiziaria in grado di scolpire nella pietra origini, matrice e motivi di una strage che ha rappresentato uno degli attacchi più terribili alla democrazia del nostro paese.

E si metteranno a tacere le troppe interessate ricostruzioni che l’assenza di verità giudiziaria ha reso possibili nei decenni passati.

Furono estremisti di destra, i neofascisti di ordine nuovo a organizzare la strage, con l’obiettivo di destabilizzare il paese, di prepararlo ad una svolta autoritaria che il contesto internazionale di allora autorizzava a ritenere possibile, sapendo di poter contare su connivenze e coperture in apparati infedeli dello stato, presenti ad alto livello sia nei servizi di sicurezza e intelligence, sia nei carabinieri.

Nella sentenza ci sono i nomi e i cognomi degli organizzatori della strage e di chi confezionò l’ordigno, e ci sono i nomi e i cognomi dei depistatori infedeli alla repubblica.

E ci sono tutti gli indizi di prova e i riscontri che messi in fila rendono chiare le loro responsabilità.

Non fu dunque, come molte volte è stato detto e sostenuto, una strage di stato. Ma un attentato alla democrazia e alle istituzioni, organizzato da terroristi neri coperti da apparati allora pesantemente infiltrati da servitori infedeli.

Manca ancora qualche tassello alla verità completa. Mancano i nomi degli esecutori materiali, e anche quelli dei neofascisti di casa nostra che fecero da supporto logistico e informativo per l’esecuzione dell’attentato. Si sa che Ermanno Buzzi aveva rapporti con Carlo Maria Maggi, e poco di più. Ma prima o poi la verità arriverà anche lì.

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Redazione BsNews.it

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