Giornata di festa e di polemiche a Brescia per la visita del presidente Mattarella
Giornata di festa e di polemiche a Brescia per l’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, primo capo dello Stato ad arrivare nella Leonessa dopo la visita di Ciampi di 16 anni fa. Una giornata intensa, in cui non sono manche le polemiche – soprattutto via social – per le modifiche alla viabilità e le importanti misure di sicurezza definite da Questura e Prefettura (compreso il blocco del servizio Bicimia). Ma le vere polemiche sono arrivate sul fronte politico, con le contestazioni di Lega Nord ed estrema destra.
La giornata bresciana di Mattarella è iniziata poco dopo le 10 a Ghedi, quindi l’arrivo in città con l’omaggio alla lapide alle vittime della Strage di piazza Loggia alla presenza di tutte le autorità, compreso il leghista Roberto Maroni, che – caso quasi unico nel suo partito – ha deciso di noi boicottare l’evento.
La visita è proseguita con una tappa al Palagiustizia, dove il Presidente ha speso parole di elogio e soddisfazione per l’amico Mino Martinazzoli (ex ministro ed ex sindaco di Brescia), a cui è stata intitolata una lapide. Quindi l’arrivo al teatro Grande, dove ad accoglierlo c’erano tutti tranne i sindaci leghisti (unico presente, con Maroni e il senatore Raffaele Volpi, il primo cittadino di Coccaglio Franco Claretti).
Tra le prese di posizione a margine, da sottolineare anche la polemica dell’assessore regionale di Fratelli d’Italia Viviana Beccalossi, che ha detto: “Mi hanno sempre insegnato che, in politica, il Papa e il Presidente della Repubblica non si commentano. E allora mi limito a fare una riflessione sulle parole che il sindaco Del Bono ha rivolto al presidente Mattarella. Ha ragione quando dice che ‘Brescia è accogliente e che i bresciani hanno un carattere ruvido, ma un cuore grande’. Mi permetto di aggiungere che la gente della mia città di ‘grande’ ha anche la pazienza. Ma c’è un limite a tutto: non è possibile continuare ad aprire le porte di casa nostra a chi non vuole rispettare le nostre regole e le nostre leggi arrivando addirittura a non riconoscere chi rappresenta lo stato e la legalità sul territorio”.