In apparenza era un “comune” laboratorio clandestino gestito da cinesi. In realtà c’era una sorpresa: i lavoratori impiegati erano (quasi) tutti italiani. E’ questa la singolare sorpresa che hanno fatto le forze dell’ordine in un capannone abusivo di Artogne, in piena Valcamonica. Quando i carabinieri di Breno e l’ispettorato del lavoro hanno controllato l’immobile, gestito da un 52enne cinese, hanno trovato diverse postazioni allestite con macchine da cucire professionali. I “dipendenti” senza documenti erano dieci, di cui sette del posto e tre cinesi (uno clandestino). La donna ha ricevuto multe per 35mila euro. L’attività è ovviamente stata sospesa.
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