Istat: ripresa in calo, Sivieri (Apindustria): ridurre il cuneo fiscale per i lavoratori
«Ridurre il cuneo fiscale per i lavoratori il più presto possibile». Ad affermarlo è Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia, a commento della nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana nella quale si evidenziano da un lato la fase di «crescita moderata», soprattutto dell’attività manifatturiera, e dall’altro «i segnali meno favorevoli che provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi». «È chiaro che il manifatturiero sta andando bene grazie all’estero – sottolinea Sivieri -, ma Pil e consumi interni continuano a non crescere. E questo è un problema, perché le PMI esportano e si internazionalizzano ma costituiscono l’ossatura del sistema italiano e hanno bisogno di un mercato interno più vivace».
A Brescia, dove la manifattura ha un peso più che rilevante, la situazione regge ma è evidente che una provincia «da sola non può sostenere il Paese ma anzi ha bisogno di una crescita complessiva dell’economia». Da qui la necessità di dare fiato ai consumi interni: «La strada maestra è quella di ridurre in misura consistente il cuneo fiscale per i lavoratori – afferma Sivieri -. In questo modo aumenterebbero i consumi e si potrebbe innescare un circuito virtuoso a favore delle stesse imprese, di crescita dell’occupazione e, infine, anche di entrate fiscali per lo Stato».
La nota mensile Istat rileva peraltro che l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato un’ulteriore discesa, prospettando un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine e che ulteriori segnali di incertezza sono dati dalla Brexit: «Il rallentamento dell’economia italiana non è certo dato dalla Brexit – osserva il presidente di Apindustria -. La Borsa inglese ha già ricominciato a crescere e il Governo ha già annunciato una riduzione delle tasse per le imprese. Loro stanno facendo il loro gioco, forti anche del fatto che hanno una loro valuta. Noi ne dobbiamo fare un altro. Senza voler fare processi su quanto fatto e non fatto con l’avvento della crisi economica, certamente non aiuta un sistema creditizio che deve di fatto ancora affrontare una fase di risanamento».