Consigli di quartiere, la strada aperta per la partecipazione
Ad un anno e mezzo di vita dei Consigli di Quartiere è in corso da parte dell’Assessorato alla Partecipazione una verifica con i presidenti degli stessi per capire come è stata interpretata e realizzata l’esperienza, i problemi incontrati e le progettualità in corso. Alcune criticità infatti affiorano di tanto in tanto, spesso determinate da un fraintendimento: quello che tende a equiparare i Consigli di Quartiere (CdQ) a strumenti di decentramento amministrativo, tipo le vecchie circoscrizioni. Ma questo non sono e non potranno esserlo mai, non tanto per scelta riduttiva dell’Amministrazione comunale, ma perché così prevede la legge nazionale (decreto Calderoli) che per città al di sotto dei 250mila abitanti non contempla nessuna forma di municipalità decentrata.
L’Amministrazione Del Bono ha però intuito che era necessario dotare la città di uno strumento di dialogo con i cittadini, e ha così fortemente voluto e istituito i CdQ, nella convinzione che non esiste un noi (amministrazione) e un loro (cittadini), così come anche il viceversa: seppur con ruoli diversi siamo la stessa comunità.
L’istituzione dei CdQ è frutto di un lungo percorso: già presente nella elaborazione e stesura del programma elettorale; è stata fortemente ribadita nelle linee programmatiche di avvio del percorso amministrativo ed è diventata una delle prime delibere approvate in Consiglio comunale, dopo un intenso iter di confronto con la cittadinanza.
I CdQ sono quindi un organo istituzionale a tutti gli effetti. Le sue funzioni non sono certo decisionali, ma consultive e propositive.
Nella funzione propositiva si riassume il compito di promuovere la partecipazione dal basso, anzitutto attraverso l’ascolto del proprio quartiere e il confronto con le sue realtà. Un dialogo che in prima battuta chiama in campo associazioni, enti e gruppi presenti all’interno del quartiere, per condividere insieme ipotesi che puntano a migliorare la qualità della vita nel proprio territorio e formulare proposte. Il confronto con l’Amministrazione comunale permette poi di verificare la fattibilità o meno delle proposte stesse.
La funzione consultiva parte invece dal Comune verso i CdQ, nella convinzione che le scelte migliori sono quelle condivise. E questo senza venir meno alla propria responsabilità di decidere e deliberare.
Per favorire questo importante dialogo l’Amministrazione ha avviato la riorganizzazione degli uffici comunali allo scopo di rendere ogni settore in grado di rispondere, entro i termini stabiliti dal regolamento, alle varie istanze dei cittadini: alcuni settori sono in questo già abbastanza efficienti, altri hanno ancora alcuni ingranaggi bloccati, ma la strada è segnata. Gli assessori in primis non si risparmiano in questa azione, anche se tante questioni spesso investono più settori di competenza, rendendole quindi lunghe e complicate. I CdQ per loro parte stanno interagendo bene e più si inoltrano nella gestione amministrativa più prendono coscienza che non è tutto così semplice come potrebbe apparire a chi guarda le cose dall’esterno, ma non per questo demordono.
Tra appuntamenti istituzionali, incontri promossi dai gruppi di maggioranza e quelli tematici, sono molte le occasioni in cui ho potuto incontrare diversi CdQ o loro componenti: la sensazione che ne traggo è quella di una esperienza non priva di problemi, ma decisamente positiva. Balza all’occhio il fatto che funzionino meglio quei CdQ nei quali i componenti hanno già una cultura del servizio e del dialogo, con persone che, senza tanti proclami, ponendosi in ascolto del territorio, riescono a suscitare, sostenere e accompagnare la partecipazione dei cittadini nella condivisione di un percorso o di un progetto.
Anche se non è il loro compito primario, è abbastanza frequente che i CdQ si facciano carico delle segnalazioni di intervento o di disservizio: questo spesso genera frustrazione perché la risposta non raramente è che non ci sono risorse economiche. Non è una novità, visto il debito ereditato dall’amministrazione Paroli (33 milioni), che aveva avviato il suo governo con una disponibilità di 150 milioni lasciati dalla giunta Corsini!
Nella certezza che non è comunque il bilancio che crea comunità, ma la qualità dei rapporti umani che in essa si instaurano, l’attuale Amministrazione si è attrezzata attraverso i CdQ e si sta attrezzando ulteriormente per promuovere la partecipazione anche attraverso il regolamento per la cittadinanza attiva. Questo strumento intende favorire e sostenere ogni tipo di generosità che i cittadini possono esprimere nella cura o gestione gratuita di un bene comune, da intendersi sia in termini di manutenzione (la cura di una aiuola pubblica, di un sentiero, ecc.) che di gestione di un servizio (tenere aperta la biblioteca in orari non coperti dal personale, per favorire la lettura; l’impegno ad aprire e chiudere un parco giochi di quartiere, ecc.).
Se qualche realtà si rende disponibile il Comune, nella logica di sburocratizzare al massimo il volontariato, provvederà a concordare l’avvio del servizio e a informare i CdQ di riferimento. Nella logica di migliorare la vita nel proprio territorio, i CdQ stessi possono farsi promotori di questo tipo di generosità tra i propri cittadini.
Altro discorso invece riguarda i Servizi Sociali, per i quali è in atto una vera e propria rivoluzione che sta portando il percorso di risposta ai bisogni dalla verticalità all’orizzontalità. Un cambiamento tutt’altro che semplice, che prevede a livello di quartiere la creazione del punto comunità: anche questo un ulteriore spazio di partecipazione, ma più mirata e competente perché coinvolge associazioni e enti che già operano nel sociale. Anche qui i CdQ possono essere lo strumento che sollecita l’avvio o che affianca e sostiene il servizio, non sentendosi superati o ignorati perché i punti comunità sono altra cosa rispetto ad essi.
In una società ancora troppo individualista si fatica a vedere che l’unica strada per uscire da questa crisi culturale ed economica è quella dell’agire insieme. È la via che promuove inclusione, coesione e solidarietà. Come tutta la società occidentale, anche Brescia è a un bivio espresso bene da un detto della sapienza indiana che ci invita a riflettere per la propria vita personale, ma che riguarda anche la vita comunitaria: "Sempre due lupi stanno lottando dentro ciascuno di noi, uno è pieno di rabbia, rancore e risentimento nei confronti del diverso, l’altro è animato da compassione e amore intelligente. Prevarrà il lupo che avremo saputo nutrire meglio nel nostro quotidiano".
Alla domanda "ci sarà futuro per i CdQ?" sento di poter rispondere che sia da parte dei CdQ sia da parte dell’Amministrazione comunale non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra le tante questioni aperte, per individuare le priorità da perseguire, possibilmente sempre insieme!
Lucia Ferrari, consigliere comunale PD