Sessanta persone sono state iscritte nel registro degli indagati per l’inchiesta relativa al latte inquinato da aflatossine, che avrebbe fatto comodo ad alcuni casari per il suo costo ovviamente ridotto.
Per fortuna le ormai celebri forme di Grana contaminate non sono uscite dai depositi, ma nei giorni scorsi sarebbe emersa la commercializzazione di altri tipo di formaggio contaminato, i cui pezzi sarebbero finiti in alcuni ristoranti della provincia.
Sotto la lente d’ingrandimento c’è anche l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, con sede a Brescia. Gli inquirenti stanno cercando di capire se l’Istituto – che lavora anche per privati – abbia seguito le norme in vigore o se siano state omesse le segnalazioni.
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