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Massetti: il conto della malasanità italiana pesa sulle imprese bresciane

Gli artigiani con Irap e Irpef pagano il rosso della sanità. La malasanità pesa soprattutto sulle tasche degli imprenditori, “costretti a finanziare con tasse sempre più alte la cattiva gestione dei conti regionali”. Lo sottolinea l’ultima analisi del Centro Studi di Confartigianato: tra il 2006 e il 2014, infatti, il sistema sanitario nazionale ha totalizzato perdite per 35 miliardi, con una media di 3,9 miliardi l’anno.

La sanità in rosso ricade sulle spalle delle imprese, a cui vengono aumentate le tasse per rientrare dei deficit accumulati. Confartigianato stima in circa 6mila euro (5.718 per la precisione) l’anno per impresa, la tassazione applicate in Lombardia tra Irap e addizionale regionale Irpef (i due tributi locali che finanziano il servizio sanitario).

«In molte regioni italiane – sostiene il presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale Eugenio Massetti – la malasanità pubblica colpisce 3 volte gli imprenditori: da contribuenti devono pagare maggiori tasse per risanare i bilanci in rosso della sanità, da pazienti subiscono le inefficienze dei servizi e devono sborsare altri soldi per ricorrere alle prestazioni dignitose private». Confartigianato sottolinea poi che i ticket pagati dai cittadini, per una cifra complessiva di 3 miliardi sono aumentati del 33 per cento tra il 2010 e il 2014 e sono più alti nelle 8 Regioni in rosso. Non sempre, inoltre, dove la sanità costa di più, si registra la qualità migliore dei servizi. In Lombardia, per esempio, la quota degli utenti insoddisfatti della sanità è pari all’10,7% per cento. Il 19,9% dei lombardi è insoddisfatto sul vitto, il 14,2 sui servizi igienici delle strutture sanitarie pubbliche. Ve meglio che nelle regioni “in rosso”: I più penalizzati sono cittadini e imprenditori di 8 Regioni con Piani di rientro del deficit sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia, Piemonte, Puglia) che, per risanare le gestioni ‘in rosso’, subiscono un maggior prelievo fiscale di 1,8 miliardi, pari a 61 euro in più per abitante, rispetto alle Regioni con i conti sanitari in ordine.

Il conto più salato lo pagano le micro imprese delle 6 Regioni sotto Piano di rientro del deficit a pieno regime che, tra Irap e addizionale regionale Irpef (i due tributi locali che finanziano il servizio sanitario), devono sborsare in media 6.889 euro l’anno, vale a dire il 20,9% in più rispetto ai 5.700 euro di tasse versate dai piccoli imprenditori nelle Regioni più virtuose, vale a dire le Regioni non autonome che non sono sotto Piano di rientro.

Ma il mondo dell’artigianato bresciano può godere di importanti coperture sanitarie dedicate: il fondo nazionale San.Arti, sia per i dipendenti che per i titolari, e W.i.l.a., Welfare Integrativo Lombardo dell’Artigianato costituito presso l’Elba che eroga prestazioni di welfare contrattuale che completano il trattamento economico e normativo del lavoratore previsto all’interno dei contratti collettivi di lavoro artigiani, alimentato dalle aziende con un versamento di 5 euro mensili per ogni dipendente. «Con queste iniziative possiamo riprendere quanto di positivo era stato creato con la vecchia Cassa Mutua Artigiana. Uno strumento prezioso e valido per il settore. Per i dipendenti ci sono le dovute tutele, ma ai titolari di impresa chi pensa? Con San.Arti diamo una mano anche ai titolari, che se non lavorano non incassano» precisa Massetti.   

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Redazione BsNews.it

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