Via libera alle unioni civili. Dopo settimane di battaglie, alleanze, rotture, revisioni e modifiche il Senato promuove il maxiemendamento con 173 favorevoli e 71 contrari. L’ormai famoso ddl Cirinnà ha subito cambiamenti sostanziali rispetto al disegno originario: sì allo stesso cognome per i membri della coppia, all’obbligo reciproco di assistenza, agli alimenti e alla garanzia di reversibilità, no all’obbligo di fedeltà e soprattutto alla stepchild adoption.
Unite, nell’insoddisfazione, le due fazioni diametralmente opposte sul tema. Le organizzazioni Lgbt legate al mondo omosessuale e transessuale scenderanno in piazza il 5 marzo a Roma in difesa delle esigenze dei figli delle coppie omosessuali e si preparano a chiedere a gran voce un intervento della magistratura.
Il bresciano Massimo Gandolfini – presidente cattolico del "Comitato difendiamo i nostri figli" e promotore del Family Day – attacca invece il premier promettendo vendetta: "Renzi avrà la nostra risposta al referendum costituzionale. Ce ne ricorderemo di chi ci ha offeso in maniera arrogante restando sordo alle nostre richieste. Questo maxiemendamento è frutto di una strategia antidemocratica. Si era già sottratto il ddl Cirinnà alla Commissione Giustizia, violando l’art. 72 della Costituzione. Ora si aggiunge la beffa dell’imbavagliare ogni voce di dissenso, ponendo la questione di fiducia. Come se non bastasse, si ha la malafede di affermare che si tratta di un provvedimento urgente, richiesto con forza dalla Nazione e che non equipara le unioni civili alla famiglia. Confidiamo in un intervento del presidente Mattarella".
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