Nega tutto: la cocaina rubata dall’armadietto del Commissariato e il fatto di esserne un consumatore abituale. Sarebbe stata la sua ex amante, scottata perché lui non lasciava la moglie, a inventarsi che Vito Trupia, assistente capo della Polizia di Stato, in servizio al Commissariato Carmine, fosse un delinquente.
Lo ha raccontato lui stesso sul banco degli imputati, rispondendo alle domande del giudice Roberto Spanò, del pm Isabella Samek Lodovici e dei suoi difensori. Sul furto della droga – Trupia era il responsabile dell’ufficio corpi di reato – ha sostenuto di non essere il solo ad avere la chiave dell’armadietto e che per procedimenti come inventari e traslochi era sempre prevista la presenza di colleghi e superiori. La prossima udienza si terrà il 13 gennaio.
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