Altrove e in particolare in Giappone, è una cosa piuttosto comune, seppur non del tutto accettata, ma per Brescia potrebbe trattarsi del primo episodio conclamato di vendita online di biancheria intima femminile usata e non lavata. In merito all’indagine che ha portato all’arresto di un imprenditore 57enne, accusato di pedofilia (leggi la notizia), i carabinieri della caserma cittadina di piazza Tebaldo Brusato hanno scoperto sul web un giro di vendita di indumenti intimi "sporchi" ceduti da ragazzine minorenni, ma non solo, per cifre dai 20 euro in su.
Mutandine e reggiseni dopo essere stati fotografati dalle giovani bresciane venivano messi online dalle stesse, così da mostrare ai potenziali acquirenti la merce. La consegna? O tramite corriere o di persona. Il fenomeno sarebbe meno marginale di quanto si pensa.
(red.)
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