Un fungo che inghiottisce le tossine del Pcb. No, non è un sogno, ma la recente scoperta della General Environment di Romano di Lombardia (Bg), società specializzata in bonifiche. Gli uomini dell’azienda avrebbero prelevato un campione di terra da Via Rose di Sotto, che avrebbero sottoposto all’azione del fungo. Risultati? Secondo le verifiche fatte dal dipartimento dell’Università di Pisa e dal laboratorio Indam Ecosfera di Castel Mella in un mese la presenza di pcb sarebbe diminuita del 50 per cento.
Ma l’uso non sarà così immediato: l’Ersaf (ente regionale per i servizi all’agricoltura), che sta già sperimentando sulla Tangenziale Ovest alcune piante le cui radici son in grado di assorbire pcb e metalli pesanti, ritiene che i funghi, benché interessanti, non siano davvero efficaci. “La contaminazione dei terreni agricoli nell’area Caffaro è costituita anche da metalli pesanti – dichiara al Corriere della Sera Paolo Nastasio, dirigente della struttura Biodiversità di Ersaf e capo del comitato scientifico di valutazione – sui quali i funghi non sono efficaci”.
Sperimentare però non avrebbe di certo fatto danni, ma la cosa non è andata in porto perché, come riporta il quotidiano, la General Environment chiedeva, sobbarcandosi i costi iniziali, un ritorno economico nel caso ci fossero stati di risultati positivi: condizione che Nastasio non ha potuto accettare.
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