Si complica ancora la vicenda giudiziaria dell’ex sindaco di Montichiari Elena Zanola, imputata – con un imprenditore e un agente della polizia locale – nel caso delle presunte pressioni indebitamente esercitate su Gedit per “convincere” i vertici della società di gestione della discarica a sottoscrivere una convenzione con il Comune più onerosa del dovuto (9 euro a tonnellata di rifiuto smaltito, ben oltre le tariffe di mercato).

Con la sentenza depositata in cancelleria lo scorso 17 aprile, infatti, la Corte di cassazione ha annullato l’ordinanza (emessa l’11 novembre e depositata il 17 dicembre) con cui il Tribunale del Riesame aveva posto fine – per “difetto di gravi indizi” – agli arresti domiciliari della Zanola, decisi dal Gip nel settembre 2013. A chiedere che i giudici della Cassazione riconsiderassero la decisione del riesame (ritenendo dunque la questione sufficientemente grave da tenere l’ex sindaco ai domiciliari) era stato il sostituto procuratore Michele Stagno, a cui il presidente della Cassazione Antonio Esposito – con il documento che emerge oggi – ha dato piena ragione.

Di più. Nella sentenza, la Cassazione – curiosamente – usa toni molto duri nei confronti del Tribunale del riesame, che in due occasioni si era espresso in favore della Zanola. “Poiché non è facoltà di questa Corte rinviare ad altra sezione”, si legge nel dispositivo di annullamento, “si ritiene opportuno inviare al presidente del Tribunale di Brescia (…) copia della sentenza, potendo la vicenda essere valutata, nell’ambito dei suoi poteri organizzativi, dal presidente del tribunale”. Questo “trattandosi del terzo annullamento, dopo che per ben due volte si è disatteso il ‘dictum’ di questa Corte e dovendosi procedere a un quarto esame della questione, già esaminata, per tre volte, da un collegio sempre con Presidente/Relatore il dott. Michele Mocciola”.

Secondo quanto messo nero su bianco dal pm Michele Stagno – lo ricordiamo – l’ex primo cittadino leghista avrebbe compiuto atti diretti “in modo non equivoco” a sottoscrivere una convenzione onerosa con il Comune, ma anche a “distruggere economicamente la Gedit costringendola alla chiusura o alla vendita a soggetti graditi al Comune”. In particolare la Zanola avrebbe fatto un’attività di “condizionamento” della popolazione sulla questione dei presunti odori provenienti dalla discarica anche attraverso l’invio di “moduli prestampati e precompilati che addebitavano alla Gedit odori nauseabondi ed effetti sulla salute non sussistenti inducendo in molti casi la popolazione a sottoscriverli”. Di più avrebbe condizionato l’attività della Polizia locale “istigando gli agenti a redigere annotazioni false quanto all’intensità degli odori percepiti ed alla loro provenienza”. Infine, sempre in qualità di sindaco, la Zanola avrebbe emesso “atti palesemente illegittimi” come quello con cui aveva ordinato a Gedit la sospensione delle attività a Vighizzolo fino al 17 gennaio 2012: “ordinanza immediatamente sospesa dal Tar che aveva l’unico scopo di danneggiare l’immagine e l’attività della Gedit”.

Ora sarà il processo a stabilire la verità. Nell’udienza preliminare dell’8 maggio la Zanola ha deciso di non chiedere l’accesso ai riti alternativi, ma di procedere con rito ordinario. La prima udienza è fissata per il 29 maggio.

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Redazione BsNews.it

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