Quote latte al capolinea, Cgil: fine di furberie e politici compiacenti?

Domani va in archivio il regime europeo delle quote latte. Dopo oltre 30 anni di applicazione il 31 marzo termina il regime e lo stop sta creando panico tra gli allevatori italiani, che già denunciano una situazione di sofferenza per il latte sottopagato dall’industria. Sul tema interviene la Cgil che sottolinea come “la questione centrale resta la sostenibilità della produzione di latte, tanto più in una provincia come quella bresciana che risulta leader nazionale per la quantità prodotta. Se è vero che si pone una questione di qualità per rinnovare la scommessa dei produttori bresciani sui mercati, va ricordato che sono il lavoro e le sue condizioni a fare la differenza ed, insieme, processi produttivi rispettosi dell’ambiente.

DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE

Il mercato sarà sgombro di regole osteggiate come barriere al libero mercato; temono i piccoli, plaudono i forti. Nel frattempo imperversa la polemica sulle multe europee, tentativo prolungato di quegli agricoltori, associazioni e politici che in questi trent’anni hanno giudicato un optional le direttive europee legittimandosi trasgressioni secondo i loro particolari interessi di profitto e clientele, salvo continuare da parte delle aziende agricole a incassare gli ingenti contributi della PAC (Programma Agricolo Comune).

Il Ministro Martina oltre ad accusare giustamente la Lega Nord, responsabile politico principale del mancato pagamento delle multe europee, farebbe bene a monitorare la situazione, rendendola trasparente e soprattutto a impedire che le ingenti multe vengano spalmate nelle finanziarie continuando a scaricarle sui contribuenti italiani onesti le malefatte di quei produttori che se ne sono infischiati delle norme o le hanno aggirate portando le loro produzione nell’est europeo.

Il passaggio è importante. La questione centrale resta la sostenibilità della produzione di latte, tanto più in una provincia come quella bresciana che risulta leader nazionale per la quantità prodotta. Se è vero che si pone una questione di qualità per rinnovare la scommessa dei produttori bresciani sui mercati, va ricordato che sono il lavoro e le sue condizioni a fare la differenza ed, insieme, processi produttivi rispettosi dell’ambiente. “Acqua ai nitrati” e inquinamento delle falde acquifere sono una realtà anche nella nostra provincia, il cui superamento per la salute pubblica deve orientare i comportamenti produttivi.

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Redazione BsNews.it

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