C’è anche Anas El Abboudi tra i 53 nomi diramati dal ministro dell’Interno Angelino Alfano e dagli esperti dell’antiterrorismo, considerati possibili terroristi capaci di morire per la causa jihadista. Il giovane marocchino, che oggi ha 22 anni, viveva a Vobarno con la famiglia fino al 2013, poi la scomparsa e la possibile fuga in Siria dove si sarebbe unito ai combattenti sanguinari dell’Isis o dei qaedisti di Jabhat al Nusra.
La sua è una storia come tante. Il suo odio verso l’Occidente sembra essere nato dopo l’11 settembre, quando Anas totrnato a scuola dopo il crollo delle torri gemelle, iniziò ad aessere apostrofato dai compagni come “terrorista, talebano”. Da quel momento Anas ha iniziato ad isolarsi e a far crescere dentro di sé quel rancore nei confronti del “peccatore” occidentale che lo ha portato a frequentare sempre di più i siti internet e i forum dove si parla liberamente di Jihad e dove lui stesso non fa mistero di voler morire per Allah.
Anas sparisce da Vobarno e dalla sua famiglia a settembre del 2013, come è la stessa famiglia ad ammettere, ma è nell’agosto del 2014 che, chiudendo il proprio profilo Facebook scrive un ultimo post: “Il mio datore di lavoro è la jihad”. Più chiaro di così.
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