Il Vescovo Monari riaccende il dibattito sulle unioni gay e le coppie di fatto, e lo fa mettendo un deciso freno. Nell’ultima celebrazione del 2014 alle Grazie, il Vescovo, come si legge dalle colonne del Corriere della Sera ha dichiarato "non è una questione di fede; non è definito da nessun Concilio che non si possono legalizzare forme di convivenza diverse da quella familiare; quindi non ci sono in gioco eresie e scomuniche. Si tratta però di un cambiamento culturale e sociale profondo e sarà bene che ci chiediamo se andando per questa strada miglioriamo o peggioriamo la società. Già non stiamo scoppiando di salute; vale la pena non fare passi falsi". "La forza della famiglia – ha detto monsignor Monari – è il fatto che essa nasce (o almeno dovrebbe nascere) da un progetto comune di vita nel quale ciascuno si impegna per la vita e il bene dell’altro e insieme ci si impegna per la vita e il bene dei figli e insieme con i figli ci si impegna per il bene della società. È possibile muoversi in questa direzione senza garantire la stabilità della famiglia nel tempo? Una convivenza che non assume alcun impegno di durata nel tempo soddisfa alle medesime esigenze della famiglia? O stiamo favorendo un’insicurezza diffusa, che produce insoddisfazione, paura e quindi aggressività? Se riteniamo che la famiglia sia il bene della società, la strada è quella di favorirla rispetto ad altre convivenze, non per un pregiudizio ideologico o morale, ma per il servizio che la famiglia offre alla società. Se riteniamo invece che la tendenza a impiantare convivenze senza impegni migliori la società perché rende le persone più felici , il loro riconoscimento giuridico avrà un senso".