La precedente ordinanza aveva come scadenza il 31 dicembre, ma il sindaco ha giocato d’anticipo e già il 24 l’ha rinnovata per altri sei mesi (qui il testo completo), con alcune sostanziali modifiche. Stiamo parlando delle prescrizioni da seguire nelle aree cittadine inquinate da Pcb, parchi, giardini pubblici e terreni agricoli.
Le novità più significative riguardano la possibilità di iniziare a coltivare anche la soia (oltre a frumento, mais e orzo), e senza dubbio il divieto, istituito sulla base di precise indicazioni di Asl ed Istituto Superiore di Sanità, di toccare, con qualsiasi parte del corpo non protetta, il terreno all’interno dei parchi e anche dei giardini privati nella zona Gialla comprendente via Livorno, via Parenzo,via Fura, via Ercolani, via Cacciamali e via Sorbana Sud. Il divieto riguarda solo il nudo terreno, non le aree ricoperte da terra, o da pavimentazione, o ancora dove la terra è stata portatada altrove.
Su questo punto sono arrivate le critiche più aspre da parte delle associazioni ambientaliste, che ritengono sbagliato considerare solo i limiti previsti per le aree industriali e non invece specifici adattamenti per aree residenziali e pubbliche, e auspicherebbero dunque l’inibizione totale dell’accesso ai siti contaminati con presenza di inquinanti che supera di 80 volte quella massima consentita dalla legge.
La replica dell’assessore all’Ambiente Gianluigi Fondra è riportata stamane sulle colonne di Bresciaoggi: «I limiti inseriti nell’ordinanza sono sempre gli stessi, specifichiamo ulteriormente le prescrizioni con le quali è possibile un utilizzo limitato degli spazi pubblici. Chi dice che questo provvedimento va cambiato o ritirato, che le aree vanno interdette, deve applicare i medesimi criteri anche ai giardini privati. Deve, quindi, prendersi la responsabilità di sostenere che 40mila persone vanno evacuate».
(red.)
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