1,35 milioni di metri cubi di rifiuti in una ex cava dalla superficie complessiva di 100mila metri quadrati. Negli ultimi giorni i cittadini e le associazioni ambientaliste temono che la trasformazione da cava a discarica per la Macogna possa presto diventare realtà, addirittura prima della fine dell’sitruttoria in corso al Tar.

A far crescere il timore è la decisione presa, poche ore prima del termine del mandato, dalla vecchia amministrazione provinciale guidata da Daniele Molgora, che di fatto ha autorizzato lo smaltimento dei rifiuti nel suolo al centro delle annose contese (leggi qui tutte le notizie sul caso) tra ambientalisti, amministrazioni comunali di Berlingo, Travagliato, Rovato e Cazzago S. Martino ed enti sovracomunali. 

Il parere del Tar è atteso per il prossimo febbraio, ma l’11 ottobre è arrivata la doccia fredda per i comuni. A commentarla, sulle colonne del quotidiano Bresciaoggi in edicola stamane, Angelo Bergomi, responsabile provinciale ambiente del Pd e consigliere comunale di Rovato: L’atto dirigenziale provinciale, firmato due giorni prima delle elezioni per il nuovo ente, consente al privato di conferire rifiuti senza che la viabilità di accesso al bacino sia stata approntata. Con questo provvedimento si dà il via agli scarichi senza attendere nemmeno il sopralluogo del famoso supervisore nominato dal Tribunale nell’ambito del procedimento giudiziario attivato dai comuni: è inaccettabile, e sarebbe ora di valutare la situazione anche in riferimento alle responsabilità di carattere amministrativo e autorizzativo».
(a.c.)

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Redazione BsNews.it

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