Aib dice no a Cepav2, che nei giorni scorsi aveva annunciato di voler aprire sei nuove cave (di prestito) di estrazione per ottenere i materiali necessari a realizzare il tracciato su cui poggeranno i binari bresciani della Tav. 11 milioni di metri cubi di "riempitivo" che secondo l’associazione industriali potrebbero essere evitati.L’Associazione di via Cefalonia, infatti, chiede a Cepav2 di istituire un tavolo di confronto nel quale “verificare le nostre proposte, atte ad ottimizzare i costi dell’opera, creare indotto sul territorio bresciano e, non per ultimo – ha sottolineato Daniela Grandi, presidente del settore industrie estrattive – minimizzare l’impatto ambientale dell’infrastruttura”.
Due le ragioni che che il Ministro Lupi dovrebbe prendere in considerazione. “Il primo, che le “cave di prestito” previste dalla Cepav2 non solo creeranno un ulteriore, pesante danno ambientale, ma sono anche assurde sotto il punto di vista economico, in quanto contigue a cave già attive e momentaneamente sottoutilizzate a causa delle crisi edilizia – ha spiegato la presidente Grandi – Il secondo, che l’industria della nostra provincia ha a disposizione una ingente quantità di inerti certificati, derivanti da scorie di fusione, a bassissimo costo, perfettamente idonei allo scopo, che potrebbero fornire in larga misura le quantità di materiale necessario per la realizzazione dei lavori Tav, qualora la disponibilità dei materiali, prelevabili dalle cave già attive, non fosse sufficiente, con il corollario positivo della eliminazione di tali materiali dai piazzali delle aziende e di creazione di valore senza consumo di territorio e di sottosuolo”.
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI DANIELA GRANDI:
AIB : sulla Tav un tavolo di confronto con Cepav
Per i lavori relativi alla TAV in provincia di Brescia si vogliono aprire 6 nuove cave (di prestito) per 11 milioni di metri cubi. Siamo favorevoli alla realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche, e certamente anche della TAV, ma queste grandi opere devono generare indotto, diretto ed indiretto, per i territori su cui insistono. E’ perciò quantomeno sconcertante che la CEPAV DUE programmi l’apertura di sei nuove cave, usufruendo del salvacondotto ministeriale, senza tenere in minimo conto le risorse già presenti nel territorio. Due sono gli aspetti che il Ministro Lupi dovrebbe prendere in considerazione. Il primo, che le “cave di prestito” previste dalla CEPAV non solo creeranno un ulteriore, pesante danno ambientale, ma sono anche assurde sotto il punto di vista economico, in quanto contigue a cave già attive e momentaneamente sottoutilizzate a causa delle crisi edilizia. Il secondo, che l’industria della nostra provincia ha a disposizione una ingente quantità di inerti certificati, derivanti da scorie di fusione, a bassissimo costo, perfettamente idonei allo scopo, che potrebbero fornire in larga misura le quantità di materiale necessario per la realizzazione dei lavori TAV, qualora la disponibilità dei materiali, prelevabili dalle cave già attive, non fosse sufficiente, con il corollario positivo della eliminazione di tali materiali dai piazzali delle aziende e di creazione di valore senza consumo di territorio e di sottosuolo. Chiediamo a CEPAV DUE l’apertura di un tavolo di confronto per verificare le nostre proposte, atte a ottimizzare i costi dell’opera, creare indotto sul territorio bresciano e, non per ultimo, a minimizzare l’impatto ambientale dell’infrastruttura.
Daniela Grandi
Presidente Settore Industrie Estrattive, Materiali da Costruzione, Legno
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