Dopo la presentazione, durante la scorsa Quaresima e il tempo di Pasqua, dell’inedita “Via Crucis” di Raul Gabriel nella cinquecentesca chiesa di San Giuseppe a Brescia, l’artista italo-argentino torna con una mostra personale, “il segno il corpo il sacro”, che segna un ideale completamento di quel percorso di dialogo fra spiritualità, fede e linguaggi del contemporaneo.

Il progetto nasce specificamente per le sale del Museo Diocesano di Brescia, ma vede la collaborazione anche della Collezione Paolo VI di Concesio, che ospiterà nel proprio spazio espositivo, per tutta la durata della mostra, un’opera di Raul Gabriel, il dittico “Weight of light” (2014, resine, bitume e acrilico su polistirene, 200 x 100 x 1 cm), pensato come omaggio alla figura di Papa Montini in occasione della sua beatificazione.

 

Questi nuovi dipinti di Raul Gabriel utilizzano come insolito e originale supporto il polistirolo, su cui l’artista interviene con segni e tracce lasciate dal colore (perlopiù nero) e dalle resine. Ne scaturisce un vero e proprio viaggio nell’interiorità, duro ed essenziale, che suscita domande e testimonia un rovello spirituale, una ricerca di senso e verità. È la sfida della modernità: comunicare un messaggio sempre valido con forme e modalità pienamente calate nel presente.

Il linguaggio impiegato è in equilibrio costante tra figurazione e non-figurazione, fra segno e materia, e ambisce alla paradossale manifestazione di una presenza che all’apparenza si nega, ma in realtà, mentre sembra negarsi, si rivela.

La corporeità vivente dell’incarnazione, la rivelazione dell’incontro, della forza che cambia e trasforma: questo il nucleo del messaggio che l’artista intende condensare nelle sue opere.

 

Come afferma Raul Gabriel, «il corpo è imprendibile, sempre in processo; non è semplice trovare il modo di trasmettere l’idea di corporeità vitale, renderla incontrabile. Non credo vi sia una formula stilistica. A differenza che in altre epoche, sappiamo che la corporeità non coincide necessariamente con la figura o la non-figura. Il punto è comunicare una forza interna che palpita, inserire nel dipinto un fremito: e questa è un’operazione che non dipende dalla rassomiglianza delle linee, dei segni e delle materie con un elemento riconoscibile, bensì dalla capacità di trasferire la vibrazione vitale nel gesto e nella forma».

 

La mostra è curata da Paolo Bolpagni, che così commenta il lavoro artistico di Raul Gabriel: «costanti in lui sono l’interrogativo sul senso del ‘fare’ e l’aspirazione a ‘dire’, ad affermare una visione, un contenuto, meditando sul significato di sé e di ciò che si crea. Una produzione, la sua, che rivela un’operatività magmatica, di chi vuole sporcarsi le mani, e non si vergogna di commuoversi, di arrabbiarsi, d’infervorarsi. La scelta, come supporto per la materia cromatica, del polistirolo, nudo e duro nella sua artificiale verità scabra, è conseguente a tale impostazione di fondo, e concorre a perseguire quella “mistica della corporeità” e quel “rimando all’oltre” che costituiscono i tratti caratterizzanti della ricerca di Raul Gabriel».

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Redazione BsNews.it

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