I dati forniti dall’osservatorio della provincia di Brescia sui 130.017 disoccupati nel nostro territorio, aggiornati al primo trimestre 2014 suddivisi per comune di residenza, parlano di una realtà di difficoltà sempre più estesa che sta colpendo pesantemente il tessuto sociale del nostro territorio. Castelcovati ha la percentuale più negativa, 1.166 disoccupati su un totale di 6.655 residenti pari al 17%, Orzinuovi pari al 14%, Leno pari al 12% insieme a Desenzano. Lonato , Brescia 11% e nessuno viene risparmiato tranne forse alcuni paesi residenziali come Collebeato e Cellatica che scendono al 5%. "I sindaci dei nostri comuni devono sapere e conoscere i dati di disoccupazione del loro comune, non solo per affrontare l’emergenza, ma anche per fare proposte, ridefinire le loro priorità, ripensare l’idea dell’amministrare solo il contingente, contrastare le politiche negative di esclusione o giudizi e preconcetti nei confronti di tutti coloro che si trovano ad affrontare, spesso in solitudine, la “vergogna”di aver perso il lavoro, restituendo dignità e coinvolgimento nella vita sociale del comune", dichiara la Cisl in una nota stampa.
DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE
"Sono dati, che seppure a disposizione di tutti, non vengono utilizzati né nelle analisi che vogliono leggere la realtà, né nelle azioni che i vari patti territoriali affrontano o menzionano, una sorta di rimozione collettiva di fronte alla disoccupazione così estesa.
Il dato della disoccupazione viene utilizzato esclusivamente come clava per proporre abbassamento dei diritti e dei salari per coloro che hanno il lavoro e non affrontano i nodi strutturali necessari per rilanciare in termini produttivi in questa provincia e creare lavoro dignitoso.
Anche il “patto per Brescia” proposto da Aib e condiviso da Cisl e Uil, accetta questa impostazione che ha un’accezione esclusivamente negativa e che è storicamente dimostrato non porterà nessun beneficio concreto alla situazione di disoccupazione che agisce sulle condizioni di vita di migliaia di persone.
Le Associazioni Imprenditoriali, le Istituzioni,i Sindacati sono chiamati – oggi, non domani – a trovare strade, anche innovative, per creare situazioni favorevoli al rilancio produttivo del nostro territorio, costruendo le condizioni migliori affinché gli imprenditori, quelli seri, possano affrontare questa fase di forte incertezza, data dai mercati, dal costo del denaro, dal credito, dalla competizione senza regole, dall’incertezza legislativa, da passaggi burocratici astrusi e complicati, dalla mancanza di infrastrutture adeguate alle necessità produttive attuali e non, come vogliono farci credere, dai lavoratori e dalle lavoratrici, che sono la vera forza di un impresa, quella che può fare la differenza.
Non può esserci un paese che vuole crescere che non valorizzi le persone, le loro capacità, non può esserci un’impresa che non investa sulle capacità delle persone che vi lavorano.
Le Associazioni imprenditoriali, le Istituzioni, i Sindacati sono anche chiamati a trovare strade che diano concretamente risposte a chi oggi ha perso il lavoro e non lo trova, a favorire percorsi di riqualificazione, di formazione professionale e culturale, a ripensare in termini sociali ad azioni di sostegno economico e non solo.
I sindaci dei nostri comuni devono sapere e conoscere i dati di disoccupazione del loro comune, non solo per affrontare l’emergenza, ma anche per fare proposte, ridefinire le loro priorità, ripensare l’idea dell’amministrare solo il contingente, contrastare le politiche negative di esclusione o giudizi e preconcetti nei confronti di tutti coloro che si trovano ad affrontare, spesso in solitudine, la “vergogna”di aver perso il lavoro, restituendo dignità e coinvolgimento nella vita sociale del comune.
I dati ci restituiscono crudamente uno spaccato di bollettino da guerra: Castelcovati ha la percentuale più negativa, 1.166 disoccupati su un totale di 6.655 residenti pari al 17% , Orzinuovi pari al 14%, Leno pari al 12% insieme a Desenzano. Lonato , Brescia 11% e nessuno viene risparmiato tranne forse alcuni paesi residenziali come Collebeato e Cellatica che scendono al 5%.
Partiamo da qui, dando priorità a soluzioni che modifichino questo quadro,che rischia già a settembre di peggiorare se non verrà rifinanziata la cassa in deroga o se gli ammortizzatori sociali esistenti saranno ridimensionati come si prospetta
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