Con un comunicato il presidente della Fondazione Micheletti, Aldo Rebecchi, torna ad affrontare la questione del Bigio sottolineando l’intenzione di voler contribuire al dibattito in corso per trovare soluzioni alternative al colosso del Dazzi.
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO:
La Fondazione Micheletti si è occupata del “Bigio” quando a Brescia se ne era dimenticata l’esistenza. Luigi Micheletti aveva fatto fare privatamente, più di vent’anni fa, una stima del costo del restauro dell’opera, alquanto malconcia, depositata nei magazzini di via Rose, accanto ai primi reperti del futuro, futuribile, Museo dell’Industria e del Lavoro. Successivamente, nello Studio di fattibilità per il Museo risalente al 2000, era prevista, accanto alle esposizioni dedicate all’industrializzazione, una “Galleria del Novecento”, con un’ampia sezione sul fascismo, principale innovazione ideologica di marca italiana, in cui avrebbe potuto opportunamente collocarsi il monumento di Dazzi all’“Era fascista”.
Una linea di politica culturale coerente con la scelta di affrontare a viso aperto, scontando prevedibili malcontenti, le eredità scomode del nostro passato. Basti ricordare che, a metà anni ’80, è un’iniziativa della Fondazione a inaugurare una nuova stagione di studi sulla RSI e la Resistenza, ponendo all’ordine del giorno della ricerca storiografica la questione della “guerra civile” nel ’43-’45.
Una stagione di profonde divisioni mai veramente superata per il prevalere di negazioni, rimozioni e banalizzazioni; in definitiva, per l’incapacità di fare i conti con il proprio passato e di storicizzarlo, non secondo opportunità contingenti o schemi ideologici, ma sulla base della conoscenza di ciò che è stato, della storia nella sua interezza.
Il significato politico della ricollocazione tale e quale della statua del “Bigio” in piazza della Vittoria (quale vittoria?) è evidente. Di qui la ricerca legittima di alternative che debbono tener conto di problemi materiali e simbolici, legati alla contingenza in cui ci troviamo e al passato controverso che, volenti o nolenti, abbiamo in eredità. Restando nel suo specifico quello della cultura e della ricerca storica, la Fondazione Micheletti, anche con progetti e programmi già in atto, si augura di poter dare un contributo utile al dibattito in corso.
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