Sfratti nel Bresciano: oltre 1200. Cisl: serve ridurre il prezzo degli affitti

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Con un comunicato il sindacato Sicet della Cisl commenta i dati sugli sfratti nel bresciano, cresciuti negli ultimi anni, e chiede alle istituzioni risposte immediate e che risolvano il problema sociale legato alla perdita dell’abitazione.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO:

I dati forniti dal Ministero dell’Interno in relazione agli sfratti convalidati nel primo semestre del 2013 indicano un ulteriore peggioramento dell’emergenza casa e confermano la necessità di riforme strutturali del comparto abitativo.

I dati sugli sfratti nel 2012 – che pure costituivano l’ennesimo record negativo – risultano tutti superati e se i nuovi dati venissero confermati nella stessa misura anche per il secondo semestre del 2013 l’aumento degli sfratti su base annua sarebbe dell’11% nell’ambito del Comune di Brescia e del 5% nella Provincia di Brescia mentre l’aumento a livello regionale e nazionale risulterebbero rispettivamente pari al 20% e al 15%.

Il fatto poi che il peggioramento sia più consistente fuori della nostra Provincia non ci deve assolutamente rassicurare: si tratta infatti di un riallineamento al boom degli sfratti che si è già verificato a Brescia e in altri territori italiani particolarmente esposti sul versante dell’emergenza abitativa.

Non a caso nel 2012 la Provincia di Brescia risultava all’8° posto della graduatoria nazionale con uno sfratto ogni 230 famiglie e precedeva tutti gli altri territori metropolitani con la sola eccezione della Provincia di Roma dove si era registrato uno sfratto ogni 224 famiglie.

I nuovi dati dimostrano che l’emergenza sfratti tende ormai ad allargarsi a macchia d’olio in tutto il territorio nazionale a partire dal centro-nord.

Al di là delle pesanti ricadute della recessione sui redditi degli inquilini, va rilevato che il livello dei canoni era già eccessivamente elevato nel periodo antecedente la crisi economica e quindi a maggior ragione, oggi più che mai, sia il contenimento del disagio sociale che un’effettiva ripresa del mercato immobiliare passano necessariamente attraverso una riduzione dei canoni di locazione.

Da oltre dieci anni il Sicet si batte per:

  1. una riforma della legge regolatrice del mercato delle locazioni che attribuisca agli accordi sindacali sui canoni di locazione “concordati” un ruolo decisamente preminente rispetto alla contrattazione di libero mercato

  2. un rifinanziamento dell’edilizia a canone sociale al fine di costruire un sistema d’offerta pubblica adeguato al fabbisogno ed in linea con quelli dei Paesi più avanzati dell’Unione Europea.

Ciò nonostante nessun provvedimento fortemente incisivo nelle due direzioni prospettate è stato finora varato, né vi sono segnali di una decisa inversione di tendenza da parte delle istituzioni.

Certamente non basteranno i semplici incentivi fiscali alla locazione a canone “concordato” come la riduzione della cedolare secca dal 15% al 10 % che verrà discussa nel Consiglio dei Ministri della prossima settimana o come l’ulteriore riduzione dell’IMU che è stata ipotizzata dall’Assessorato alla Casa del Comune di Brescia in relazione al nuovo progetto per il contenimento degli sfratti.

Né bastano le iniziative sperimentali della Regione Lombardia (DGR 1032 del 2013) volte al sostegno dei cittadini per il mantenimento della abitazione in locazione che viceversa, considerato l’eccessivo rialzo dei canoni di locazione determinatosi nel periodo del boom immobiliare dal 1999 al 2007 ed il successivo crollo dei redditi delle famiglie dal 2008 in poi, piuttosto andavano decisamente orientate in favore di tutti i locatori disposti a praticare un prezzo ribassato.

Comprendiamo l’esigenza di sostenere i proprietari di immobili che difficilmente senza un contributo pubblico riusciranno a recuperare buona parte dei crediti maturati nei confronti degli inquilini morosi ma del resto – vista anche l’imponente mole di alloggi invenduti o comunque sfitti e già teoricamente disponibili per la locazione – siamo convinti che sia necessaria, anche e prima di tutto, una significativa riduzione degli affitti.

Così pure condividiamo l’idea di trovare nuove formule patrocinate e cofinanziate dalla Regione e dai Comuni capoluogo che garantiscano i proprietari dal rischio di nuove e ulteriori insolvenze ma non possiamo fare a meno di rilevare che soltanto un meccanismo di garanzia accompagnato da vincoli precisi che impongano una significativa riduzione dei canoni sarà in grado di evitare che il fenomeno della morosità si riproponga di nuovo con una certa intensità.

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