’Ndrangheta, coinvolti anche imprenditori bresciani

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Per disperazione o per collusione: questi i motivi che hanno spinto diversi imprenditori bresciani a rivolgersi al boss Giuseppe Pensabene  che in corso Isonzo a Seveso, aveva creato, riferiscono gli inquirenti milanesi, una sorta di banca, dove con tassi usurai prestava soldi ma anche  allestiva operazioni di riciclaggio. Infatti se G.P. imprenditore valgobbino si rivolse alla banca della ’ndrangheta per disperazione, altri, riporta il Corriere della Sera, lo fecero per chiedere i suoi servizi. Collusi e complici sarebbero stati F. D.  titolare di un’azienda di carpenteria finito ai domiciliari per riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa, e V. B. titolare di un’azienda di  metalli, per ora ancora libero, consapevole, secondo gli inquirenti, di avere a che fare con una organizzazione criminale di stampo mafioso.

 

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9 Commenti

  1. Quelli della Lega sostenevano che le aree governate da loro, più difficilmente sarebbero state contaminate dall’ndrangheta. Invece se la trovano in casa a tutti i livelli. All’ombra della xenofobia, arma di distrazione di massa, l’ndrangheta é cresciuta.

  2. La Lega ha sempre criticato i soggiorni obbligati che hanno portato mafia e ‘ndrangheta in Padania. La Lega ha sempre detto che le mafie vanno dove ci sono i soldi e gli affari, e quindi anche in Padania.

  3. Quindi tutti gli amministratori locali del pd(sindaci ecc) che ci sono in lombardia sono corresponsabili giusto?All’ombra della xenofilia l’ndrangheta è cresciuta…..

  4. Ricordo che il sodalizio tra imprenditori e criminalità organizzata in Lombardia fu uno dei "cavalli di battaglia" sin dai lontani anni novanta di Elio Veltri, già sindaco di Pavia e poi coautore de "l’odore dei soldi" con Marco Travaglio. Si tratta quindi di una realtà, in particolare l’infiltrazione negli affari della n’drangheta, che si è avuto enorme difficoltà a far emergere perchè blindata dalla collusione da una parte tra imprenditori privati, uomini delle pubbliche amministrazioni, professionisti e dall’altra dei criminali. Criminali che non sparano, ma fanno affari e forniscono capitali a volontà. Stupisce, ad esempio, che nessuno si sia mai chiesto assolutamente nulla della cementificazione selvaggia e devastante del territorio bresciano del Lago di Garda, con un’offerta finale pari almeno al doppio della domanda. O che nessuno si chieda come mai siano potuti proliferare centri residenziali e sovradimensionati specie nella direttrice Milano oppure centri commerciali ad un livello tale da rendere incomprensibile qualsiasi logica di servizio ad un’utenza reale e locale. In sintesi, non già un’eccessiva sottovalutazione nel passato dei fenomeni mafiosi in Lombardia, ma semplicemente altissimi tassi di convenienza economica e connivenza affaristica che, a più livelli, garantiscono a valle silenzio ed omertà. La politica ha certamente fatto la sua parte a prescindere, in questo caso, da qualsiaisi colore ed appartenenza.

  5. Esatto. Le mafie vanno dove ci sono soldi ed affari. Nessuno, nemmeno la Lega, può ritenersi immune dalla contaminazione mafiosa ed averlo affermato e sostenuto ha distratto l’attenzione su un fenomeno molto più pericoloso che non la piccola criminalità (che spesso altro non é che la ramificazione della grande criminalità).

  6. Perfettamente d’accordo con Stradivarius. Non dimentichiamoci che, mentre i patagni menavano il torrone con la storia del soggiorno obbligato come causa di tutti i mali e, a quanto pare, qualcuno la ritira ancora fuori, un grande numero di laboriosi(im)prendit ori settentrionali faceva affari d’oro con camorra & c. che garantisce smaltimenti di rifiuti tossici a prezzi stracciati e senza tutti gli odiosi balzelli, lacci e lacciuoli e regole burocratiche imposte da Romaladrona. Anche perché sotto il manto stradale e nelle cave nostrane non è che ci stia più di tanto materiale, no?

  7. Quindi la colpa della mafia a new york è di bloomberg e de blasio? La colpa della mafia in germania è dei tedeschi? La colpa dell”ndrangheta a milano è di pisapia? I sinistri odiano tanto se stessi che ci tengono proprio a dire che l’ndrangheta non è colpa dei calabresi ma degli autoctoni, che poi a voler vedere bene mezza romagna per esempio è in mano alla camorra ma nessuno ne parla e soprattutto nessuno se la prende con le istituzioni politiche locali (che strano, chissà chi governa lì). ps:
    ’Ndrangheta, gli affari sporchi su macerie e dolore
    La mano delle cosche calabresi sull’Emilia e sul Mantovano…..fate una ricerchina.

  8. redditizi e capitali sporchi da riciclare prescindendo da chi governa quel luogo o quella regione. E gli affari si fanno colludendo con imprenditori ed amministratori pubblici "disponibili". Non ci sono altre distinzioni o distinguo da fare e non c’entra il colore politico. Il problema di chi non è un criminale è non essere "disponibile" a fare affari con i criminali. E di chi vede e sente non fare finta di nulla, ma denunciare il malaffare anzichè magari affermare che l’importante è "far girare l’economia". Il tutto non ha alcun colore politico nè alcuna particolare connotazione territoriale. Punto e a capo.

  9. Caro utente "maperpiacere" , purtroppo sappiamo come vanno le cose con la "libera stampa" italiana….Si parla SOLO di quello che vuole il padrone, sia esso il Partito o l’"editore". Pertanto certi scandali, certi "mangiatoie" non vengono nemmeno nominate….Ricordat e Palermo???Se alle elezioni comunali il sindaco era di un partito aveva vinto la mafia ma, quando ha vinto l’altro partito ha vinto la democrazia….Povera Italia!!!

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