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Bragaglio (Pd) fa appello a D’Alema: tu alla guida di un nuovo progetto di sinistra

Con una lettera aperta indirizzata a Massimo D’Alema, l’ex consigliere del Pd, Claudio Bragaglio, invita l’ex leader dei Ds a non abbandonare la speranza di una “sinistra riformista”, giudicandolo “l’unico” in grado di “ dare un contributo decisivo per tentare d’invertire l’inesorabilità di questo declino”.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA:

D’Alema, non t’ho mai scritto una sola riga, pur avendo sempre sostenuto a Brescia le tue battaglie più importanti, quand’anche alcune neppure condivise. Ma al punto in cui siamo lo faccio, senza attendermi neppure una tua risposta. Quattro pensieri – tanto sgradevoli e di getto, quanto sinceri – affidati a questa mia bottiglia, semplicemente gettata in mare.

Le vicende drammatiche, di questi giorni e di questi mesi, ci dicono d’un pericolo mortale per il futuro della sinistra riformista in Italia. D’una fine miserevole, per consunzione, scissione silenziosa e dispersione della nostra storia migliore. Una disfatta, una resa incondizionata, senza neppure un vera battaglia, del tutto priva di speranza per il futuro. E ben più di quanto ancora non appaia a livello nazionale nello sfarinamento complessivo e con alcuni dei nostri che – da arresi, ingaggiati o vinti – s’atteggiano pure a vincitori.

Tu sei l’unico – l’unico – che può dare un contributo decisivo per tentare d’invertire l’inesorabilità di questo declino. Tentando di mettere in campo un nuovo progetto politico che parli – prima ancora che all’opinione pubblica ed al nostro elettorato, così come son conciati oggi, con una sinistra sociale e politica plagiata persino dal grillismo – ai quadri dirigenti intermedi, sia di antica che di nuova formazione. A quelli che finora hanno saputo resistere e che hanno voglia di ricominciare, anche assumendosi il rischio d’una nuova avventura politica ed organizzativa.

D’altronde ci è ben noto che l’esercito si forma a partire dai capitani, e pure da noi sergenti di trincea, oggi letteralmente allo sbando, proprio in quanto privi d’una guida. Per quanto si debbano riconoscere, in questa fase, meriti e gratitudine per Cuperlo. Ma il limite, tutto politico, della situazione nostra lo si è visto anche nel voto in Direzione, per nulla convincente, sull’ultimo passaggio della vicenda Letta-Renzi. Ripeto: sei l’unico.

Capisco alcune ragioni del tuo startene alla larga, fuori contesa, forse in attesa delle europee, ma qui ed ora i tempi della dissoluzione bruciano troppo in fretta ogni tappa ed ogni attesa. Ed una volta perse le trincee non c’è speranza alcuna neppure per il quartiere generale.

Questa tua rinuncia ad esercitare un vero ruolo di leader, pur diverso dal passato, non riesco a capirla. O meglio, per quanto possa capirla sul piano strettamente personale, non riesco a condividerla. Per nulla. Corsini a Castenedolo t’ha detto che il nome del tuo vino – “sfide” – è dalemiano. “Era” dalemiano, ho corretto acidamente. “Era!”. Ed è proprio quel che penso da tempo, semplicemente non riconoscendoti più fuori dalla mischia, a far da spettatore o da cronista.

Cadornista, per me, non è solo il generale che manda inutilmente al massacro le proprie truppe. Cadornista è anche chi, magari in giro per accademie ad illustrare strategie militari, rimane indifferente di fronte al fatto che altri lo facciano. Con soldati e sergenti che crepano senza alcuna prospettiva in trincea. Penso che per un vero leader ciò non sia dato in natura. E neppure gli debba venir consentito. A meno che non sia in cerca soltanto di soluzioni personali.

Molti, troppi pessimi esempi di ex li abbiamo lì, in bella e numerosa mostra, da impagliati, tra i socialisti in Europa. Direi anzi ch’è stata proprio la regola della fuga, in alcuni casi della diserzione, quella più praticata.

Ma io, pur disincantato e per nulla illuso, voglio ancora sperare che un tale epilogo te (e ce) lo possa e voglia risparmiare. Speranza, la mia, forse contro ogni speranza. In ogni caso, nell’eventualità opposta, meglio saperlo per tempo e con chiarezza. Per poterci almeno mettere una gran pietra sopra, come peraltro s’è fatto con altri, perché non è certo dei consigli di generali che si son voluti o si son fatti pensionare, o che si sono arresi, ciò di cui per noi v’è necessità.

E’ d’un generale di campo, e non dell’ennesimo generale d’accademia o di fureria, ciò di cui abbiamo bisogno oggi. Ripeto: tu sei l’unico. E, aggiungo, forse pure anche l’ultimo che possa ridare, in questo momento, senso e forza a chi si riconosce in una storia italiana di riformismo di sinistra, che oggi rischia di spegnersi, di venire dispersa e di dover subire una resa incondizionata. Senza lasciare eredità politica e senza neppure combattere per essere parte integrante e viva anche del futuro.

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Redazione BsNews.it

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