Con un comunicato la Camera del Lavoro di Brescia interviene per commentare il futuro della cultura a Brescia, in particolar modo la governance che seguirà la Fondazione Brescia Musei per assicurare una continuità lavorativa ai propri dipendenti.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO:

Apprendiamo dai giornali la proposta di modifica dello Statuto che investe di novità la governance della Fondazione Brescia Musei, principalmente con il potenziamento della funzione del Direttore al posto del Segretario attuale e il passaggio di buona parte (sino al 49%) del capitale complessivo dal pubblico in favore del privato.

Le motivazioni riconducono questa scelta alla necessità di adottare un modello di governance ritenuto vincente perché già sperimentato con bilanci positivi per il Teatro Grande.

A parte la differenza evidente fra la realtà gestita dal Teatro Grande e quella di Brescia Musei, cui si aggiungerebbe per effetto della modifica anche il Castello, comprendendo di quell’area non più soltanto i musei ma l’intero complesso fortificato del Cidneo, nella discussione nulla traspare riguardo il progetto strategico di valorizzazione dei Beni culturali che il Comune intende promuovere e per il quale ritiene adeguata una diversa gestione da quella attuale.

Questo orizzonte è invece essenziale per una prospettiva di sviluppo economico locale cui possono concorrere le politiche culturali, superando la crisi occupazionale in cui versano i circa 50 dipendenti delle cooperative appaltatrici dei servizi di accoglienza, sorveglianza e pulizia dei plessi museali gestiti dalla Fondazione Brescia Musei. La loro situazione resta infatti di grande sofferenza dopo i pesanti tagli strutturali che avevano portato in un primo tempo al ricorso alla CIG ed ora all’attivazione di un Contratto di solidarietà.

Questi dipendenti da troppo tempo attendono il ripristino del normale orario di lavoro e del loro salario intero.

Guardare al patrimonio dei Musei Civici e dell’insieme dei Beni culturali della città di Brescia progettando la loro valorizzazione attraverso una politica integrata capace di intercettare turismo e innovazione e un rinnovato rapporto fra pubblico e privato comporta una discussione non esauribile con l’adozione di un diverso modello di governance.

Tanto più considerando come l’economia reale sia sempre più fondata sui saperi e come lo scambio di saperi stia ridefinendo la domanda e l’offerta di beni e servizi, aggiungendo ai beni materiali, beni immateriali: l’istruzione e la formazione, la salute e la sanità, la sicurezza, la mobilità, la comunicazione, l’arte, la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico. Insomma, la cultura nelle sue varie forme.

Questo comporterebbe l’adozione di una visione di prospettiva capace di attivare sinergie e politiche integrate di sviluppo, superando l’idea che sia sufficiente individuare la figura di un manager o aprire maggiormente la partecipazione della gestione ai privati per superare le difficoltà contingenti.

D’altra parte proprio un approccio più ambizioso dal punto di vista progettuale, dando prospettiva ai lavoratori le cui attività risultano direttamente coinvolte dalle scelte operate dalla Fondazione Brescia Musei, potrebbe al contempo riuscire ad orientare efficacemente la definizione di un nuovo assetto gestionale del principale braccio operativo della politica culturale cittadina.

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Redazione BsNews.it

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