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Legambiente: “Porta a porta: meno rifiuti, meno emissioni, più riciclo”

Legambiente Brescia ritiene che, nel 2014, Brescia debba compiere un salto di qualità nella gestione dei rifiuti. 

Di seguito il comunicato stampa  di Legambiente in cui vengono presentate le proposte in merito alla gestione dei rifiuti.

 

Brescia nel 2014 deve compiere un salto di qualità nella i.stione dei suoi rifiuti. Da troppi anni la nostra città ha un duplice primato negativo: una produzione pro-capite di rifiuti fra le più elevate d’Italia (1,83 kg/ab/giorno), mentre la raccolta differenziata si attesta da anni ad un livello basso (meno del 39% nel 2012) e inferiore alla media provinciale e regionale lombarda. La normativa nazionale e dell’UE offre  ragioni molto concrete perché si invertano urgentemente queste tendenze e si programmi una strategia di lungo periodo di riduzione dei rifiuti. Meno rifiuti indifferenziati significa meno costi per le tasche dei cittadini, meno emissioni, meno discariche.

 

Crediamo che da subito si debba intervenire per: ridurre la quantità di rifiuti pro capite, raggiungere una percentuale di raccolta differenziata almeno in linea con gli obiettivi comunitari (65%);ottenere un livello più elevato di recupero di materie prime seconde dalla raccolta differenziata.Le esperienze di altre città italiane ed estere sono molto chiare. Raggiungere questi obiettivi è possibile e doveroso. Da anni in provincia di Brescia molti comuni hanno raggiunto livelli di raccolta differenziata che vanno oltre il 65%, grazie all’abbandono del classico cassonetto e al passaggio alla raccolta porta a porta. Quest’ultima dà risultati superiori in termini di materia recuperata ed è l’unico sistema in grado di assicurare un abbassamento del quantitativo di rifiuti prodotto pro capite. Nonostante queste evidenze, al momento si sente parlare di un possibile sistema alternativo per la città di Brescia: il cassonetto con calotta. Quest’ultimo, oltre ad essere poco diffuso e scarsamente adottato dai comuni italiani, è del tutto inesistente in quelli esteri; non viene preso in considerazione come modello di efficacia nemmeno dal piano regionale di gestione dei rifiuti del 2013, liquidandolo come sistema che non dà ‘rassicurazioni evidenti sul mantenimento della qualità nella raccolta delle frazioni differenziate’. Il sistema a cassonetto con calotta, pur portando la percentuale di r.d. apparentemente allo stesso livello di quello assicurato dal porta a porta, non garantisce risultati soddisfacenti perché la materia avviata concretamente al riciclo è inferiore, e non permette di ridurre la produzione dei rifiuti.

 

 

In quanto ai costi del sistema porta a porta rispetto al cassonetto, se è vero che quelli per il personale sono maggiori nel porta a porta, è anche vero che all’aumentare del quantitativo di r.d. i costi complessivi non aumentano poiché diminuiscono altri costi (quelli di smaltimento e trattamento).Gli alti quantitativi di rifiuto indifferenziato hanno un elevato impatto ambientale. A rimetterci sono i cittadini più virtuosi, quelli che producono meno rifiuti e li differenziano di più, che invece si vedono addossare i costi della raccolta e dello smaltimento con una tariffa proporzionale ai metri quadrati degli immobili e ai componenti del nucleo familiare. La soluzione più razionale è introdurre la tariffazione puntuale, secondo cui si paga proporzionalmente al rifiuto indifferenziato prodotto. La tariffazione puntuale può essere applicata in vari modi, e presuppone l’adozione della raccolta porta a porta. Meccanismi alternativi come quello del cassonetto a calotta applicato in alcuni comuni dell’hinterland si dimostrano inadeguati, perché non portano a risultati soddisfacenti in termini di qualità delle frazioni differenziate, di recupero delle materie prime secondarie e di riduzione dei rifiuti indifferenziati, e di conseguenza non riducono i costi per i cittadini.Ecco perché si ritiene urgente avviare una progressiva riconversione del sistema a cassonetti stradali con quello a porta a porta.

 

 

La problematica della raccolta differenziata deve poi essere mantenuta separata da quella della produzione di energia. Il fabbisogno energetico della città deve essere ridotto tramite una capillare opera di efficientamento energetico, sia per gli usi termici che per quelli elettrici. La quota restante potrà poi essere soddisfatta con l’utilizzo di caldaie ad alta efficienza, pompe di calore ed impiego di fonti di energia rinnovabili. Il conferimento dei rifiuti al termoutilizzatore deve rimanere strettamente ancorato al bacino provinciale di produzione. La progressiva diminuzione di rifiuti prodotti deve avere come conseguenza lo spegnimento graduale del TU.

 

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Redazione BsNews.it

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