Per usare un eufemismo, non è andato tutto secondo i piani. Nella notte tra domenica e lunedì un gruppo fino ad ora anominimo di attivisti ha fatto incursione nell’allevamento di visoni di proprietà di Giuseppe Cerri, nelle campagne di Calvagese della Riviera. Almeno una quindicina le persone coinvolte, armate di tronchesini e con le pile in testa per illuminare la notte. Dopo aver tagliato la rete metallica che delimita l’allevamento, gli attivisti sono riusciti ad eludere il sistema d’allarme e a far tacere i cani da guardia, ma solo per poco. Dopo che sono state aperte le gabbie almeno 1.500 visoni sono stati liberati, prima che gli attivisti fossero costretti a fuggire per larrivo di due custodi svegliati dal trambusto e dai versi degli animali.
Solo 200 visoni hanno effettivamente oltrepassato la recinzione dell’allevamento, di questi almeno la metà sarebbero morti poco dopo, investiti dalle automobili o per lo stress di ciò che hanno subito. I rimanenti sono liberi per le campagne di Calvagese e dintorni, e già si segnalano incursioni in pollai dove gli animali entrano in cerca di cibo. Trattandosi di animali carnivori, nati e cresciuti in cattività senza quindi aver appreso le strategie di caccia, per questi visoni il destino sembra segnato.
Per ora ufficialmente nessuno ha rivendicato il blitz. Decisa la presa di posizione di FederFauna, l’associazione che riunisce allevatori e commercianti di animali: «Si inizino a definire certe azioni per ciò che sono, cioè terrorismo».
(a.c.)
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