Nel giorno del plebiscito per Matteo Renzi, anche a Brescia e provincia, un fatto ha turbato la tranquillità in due seggi cittadini, quelli di via Presolana, al quartiere Primo Maggio, e di via Risorgimento, sotto la sede provinciale del partito. Attivisti del movimento contro la linea di alta velocità ferroviaria che attraverserà tutta la provincia hanno simbolicamente occupato i due seggi per denunciare le responsabilità del Pd, reo come altri partiti della decisione di appoggiare l’opera.
«Il Partito Democratico si prenda, senza più sconti, tutte le responsabilità della devastazione sociale che ha contribuito a creare in questo Paese. L’affare Tav diventa emblematico di politiche anticrisi che parlano di nuovo cemento, di grandi infrastrutture e di grandi eventi, tutto a scapito della sovranità decisionale di chi vive e abita le città e i territori». Circostanziate le accuse mosse dagli attivisti, e riportate stamane sulle colonne di Bresciaoggi, riguardo ai vertici nazionali, ad esempio contro Pierluigi Bersani, ex amministratore delegato di Cmc, colosso internazionale delle cooperative romagnole di costruzione, impegnato in Val di Susa, oppure riguardo all’azienda Italferr, attiva a Brescia (un’inchiesta ha portato all’arresto della Lorenzetti e di Bellomo, esponenti di spicco del Pd), o ancora Cociv e CoopSette, cooperative vicine al Pd e (CoopSette) finite nel mirino dei magistrati.
L’occupazione dei seggi è stata pacifica, ma la lotta contro l’opera, promettono gli oppositori, non si fermerà.
(a.c.)