Il deputato bresciano di Assemblea Popolari per l’Italia Gregorio Gitti è intervenuto quest’oggi, lunedì 2 dicembre, in Aula dei Deputati sul disegno di legge "Delrio", Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni. Ciò che trapela dall’intervento di Gitti, che si riferisce direttamente al ministro Delrio, è la volontà del deputato bresciano di allargare il numero delle Città metropolitane. Secondo indiscrezioni Gitti si sta già battando perchè anche Brescia e il suo hinterland siano incluse nella lista.

DI SEGUITO IL RESOCONTO STENOGRAFATO DELL’INTERVENTO DI GREGORIO GITTI :

Signor Presidente, signor Ministro, signori rappresentanti del Governo, cari colleghi, la riforma che iniziamo a discutere oggi, mi viene da definirla la riforma «nel frattempo». Segue un tentativo, promosso dal Governo Monti, di razionalizzazione delle province che ha avuto un vaglio negativo, per ragioni di carattere formale, da parte della Corte costituzionale. Segue un’iniziativa del Governo, probabilmente definibile estemporanea, con un disegno di legge costituzionale per l’abrogazione dell’ente provincia nell’ambito della Costituzione, credo ampiamente superato dal dibattito che ho appena ascoltato e dai lavori osservati in Commissione. Anticipa quello che, nell’ambito del Titolo V, il famoso Comitato dei quaranta, tra deputati e senatori, dovrà discutere, semmai – come noi ci auspichiamo – partirà.
Detto questo, e quindi nell’ambito di un reticolo normativo in   divenire, avremo da sistemare molte cose, lo faremo credo – mi auguro – con una certa decisione nell’ambito di questo Comitato, identificando anche nelle regioni un necessario laboratorio di razionalizzazione, un elenco che la Costituzione ci restituisce assolutamente inadeguato nell’oggi, con riferimento alle situazioni demografiche, economiche, produttive, sociali. Quindi, la necessità di un ripensamento del livello regionale, ma probabilmente anche del livello di funzioni e di poteri amministrativi e normativi a livello regionale. Troppi sono stati i casi di disfunzioni, di sovrapposizioni, di contrapposizioni fasulle, inventate e pretestuose. Questo sarà un livello di riflessione alto, ma necessario.
Nel frattempo, ad un livello più basso, appunto ci stiamo   muovendo con la riforma che mi piace nominare con il nome del Ministro Delrio. E qui immagino un discorso in divenire, in divenire non solo con riferimento al lavoro della Commissione, ma anche al lavoro dell’Aula; e lo dico non solo per anticipare che oggi ho presentato un emendamento che cerca di cucire quanto sto per dire; lo dico anche con riferimento agli elementi di novità politica che si stanno coagulando in questi giorni, perché mi piace immaginare che questa riforma possa essere rafforzata da una maggioranza, magari meno consistente dal punto vista numerico, ma più forte dal punto di vista della strategia politica. E, quindi, mi scuserà il Presidente se in qualche passaggio farò riferimento diretto al ministro Delrio.
Abbiamo detto che a livello alto ci sono le   regioni; a livello, chiamiamolo così, della rappresentanza più immediata, i comuni; immaginiamo una sopravvivenza – ripeto, nel frattempo – dell’ente provinciale, all’interno del quale io vedo muoversi, con riferimento ai necessari processi di programmazione e di coordinamento, le unioni di comuni.
Le unioni di comuni saranno necessarie per salvaguardare alcuni servizi   essenziali: parliamo di quelli formativi, scolastici, sociali e per quanto riguarda il coordinamento sempre più necessario nell’ambito dei servizi pubblici come quelli relativi alla distribuzione di gas, energia elettrica e dei nuovi servizi che la tecnologia sta sviluppando. Serve una maggiore massa critica, servono maggiori risorse – ripeto – per poter cablare dei paesi, per poter gestire in modo innovativo e consono agli standard ambientali il servizio di smaltimento dei rifiuti, solo per fare alcuni esempi. Ma nel momento in cui si affaccia il nuovo ente della città metropolitana, un ente non nuovo, citato addirittura nella Costituzione e frenato da chi si sentiva in concorrenza, cioè dalle regioni, io immagino che, nell’ambito delle regioni più ampie da un punto di vista non soltanto demografico, ci sia la necessità di una maggiore forza di coordinamento che vada nel senso di superare l’ente provinciale. Mi spiego subito e spiego anche il senso di un emendamento che oggi ho presentato, secondo il quale nell’ambito delle province con un tetto, anzi con un pavimento – con un floor, direbbero gli anglosassoni – di 1 milione di abitanti, ci possa essere la possibilità di aprire quel numero chiuso di città metropolitane che abbiamo ereditato – e probabilmente ereditato come il frutto di un accordo politico che non ho reticenze nel definire assolutamente inadeguato e da superare –, in modo da poter supportare questa domanda, questa possibile apertura, da ragioni che sovrintendono alle necessità strategiche di un coordinamento del livello sociale, produttivo ed economico. Sto pensando, in particolar modo, alle regioni del nord, dove in alcune aree particolarmente popolose c’è la necessità di offrire un’interlocuzione unitaria e forte rispetto a forze produttive ed economiche e finanziarie arrembanti, da questo punto di vista. Serve dare un di più alla rappresentanza e alla rappresentatività politica.
Questo per dire che, ripeto, nella riforma «nel frattempo»,   oltre alle province, rispetto alle quali ho sentito voci improntate probabilmente alla nostalgia e alla tradizione della struttura degli enti locali, io immaginerei un’altrettanto compensativa apertura sul livello delle città metropolitane, dove, evidentemente, è il sindaco della città metropolitana a svolgere quell’opera di coordinamento, ma da ripensare – questo lo dirò evidentemente in una seconda fase –, dove probabilmente la sua forza politica, la sua capacità rappresentativa dovrà passare attraverso una conferma elettorale diretta e quindi una forma di elezione diretta. Non vorrei, Ministro Delrio, affaticarla ulteriormente in questi giorni decisivi, ma probabilmente è necessario un ripensamento anche sul tema dell’elezione diretta nell’ambito delle province, quindi del presidente della provincia. Mi auguro che ci possa essere ancora uno scarto, una possibilità anche di ripensamento che potrebbe dar luogo anche ad una – ripeto, «nel frattempo» – apertura sull’elezione diretta del sindaco della città metropolitana, se davvero vogliamo investire su questo livello, come io mi auguro e come mi auguro che anche questa nuova maggioranza politica possa fare. Ripeto, lo faremo con una riflessione politica, istituzionale e giuridica che avrà tempo anche di maturazione nell’ambito dei lavori di riforma costituzionale, ma che dobbiamo già immaginare e prevedere sin da ora. Grazie per l’attenzione.

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Redazione BsNews.it

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