Attualmente se ne contano una ventina, ma con ritmi riproduttivi normali fra un paio di anni potrebbero essere centinaia. E’ alta la preoccupazione, e la frustazione, da parte dei coltivatori e degli allevatori di Saviore dell’Adamello per la situazione che si sta vivendo da alcuni anni a questa parte. I cinghiali periodicamente entrano nei prati del foraggio o nei campi coltivati a patate o mais e devastano il terreno o, peggio, i raccolti, lasciando ai proprietari l’onere del ripristino oltre che ingenti danni economici.
Dopo l’ennesima estate di passione, l’appello alla Provincia ed al suo nucleo ittico venatorio. Le parole di uno dei coltivatori riportate stamane sulle colonne di Bresciaoggi: «Non intendo assolutamente alimentare le polemiche, però i danni sono piuttosto gravi soprattutto per chi, come i Boldini e altre tre-quattro famiglie del paese, ha come unica fonte di reddito l’allevamento e la cura di campi e prati. Sul nostro territorio i cinghiali non ci sono mai stati in passato. C’erano e ci sono alcuni tassi, ma devastazioni del genere non si sono mai verificate a memoria d’uomo».
Per comprendere la gravità del problema è sufficiente vedere un prato dove sono passati i cinghiali, ed i profondi segni lasciati sul terreno. Perché ritorni come prima servono anni.
(a.c.)
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