Ilaria Bignotti (curatrice d’arte): all’assessore alla cultura chiedo sensibilità ai problemi sociali
(a.m.) Brescia ha degli artisti eccellenti, Brescia ha grandi potenzialità come città d’arte, ma Brescia manca di una programmazione culturale e di continuità. Ed essendo una città multietnica necessita di un assessore alla cultura sensibile alle problematiche sociali. Questo, in sintesi, il commento che Ilaria Bignotti, curatrice d’arte bresciana, esprime riguardo alle realtà culturale della nostra città. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Parma, insegnante all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia e al Centro Linguistico e Culturale San Clemente, Bignotti lavora in Gallerie, Fondazioni, Musei in Italia e all’estero, attività che le hanno permesso di poter confrontare diverse realtà culturali.
Brescia è una città che valorizza i suoi artisti?
Credo che Brescia abbia vissuto fino a pochi anni fa una situazione peculiare e sintomatica delle geografie culturali ed economiche in cui si trova: tra Milano e Venezia, da sempre indicate quali mete privilegiate del contemporaneo, nonostante alcuni momenti anche importanti di riconoscimento dei “propri” artisti non ha potuto godere di una affermazione adeguata a livello nazionale e internazionale: penso, per quella che è la mia memoria breve ed esperienza, alla mostra 030, curata da Francesco Tedeschi e da Fabio Paris, una esposizione interessante e completa che aveva saputo mappare e collocare gli artisti bresciani giovani e non, senza tuttavia avere una invece necessaria continuità; penso alla attività della AAB, seria e coerente e continuativa, purtroppo mai sufficientemente supportata a livello economico dalle amministrazioni; penso alle attività didattiche dell’Accademia Santa Giulia, nella quale lavoro, e alla qualità dei docenti in essa presenti e davvero iper-attivi sul territorio e non solo; penso alle più note e stimate sedi museali e istituzionali che hanno a ritmi alterni provato a dare testimonianza delle ricerche artistiche locali, senza però mantenere una continuità necessaria alla sedimentazione storica delle stesse. Ed è un peccato…
Brescia ha dei buoni artisti?
Brescia ha avuto e ha degli ottimi artisti, capaci di esprimersi in tutti i campi delle ricerche artistiche, visuali, plastiche, installative, performative. Artisti e gruppi di ricerca che ogni giorno indagano il contemporaneo con onestà e rispetto. Si muovono spesso nel silenzio, non trovano spazio e non trovano, economicamente, supporti. Perché per fare progetti validi servono soldi e anche garanzie di continuità. Non vedo neppure una grossa frattura tra le vecchie e le giovani generazioni. Vedo semmai la necessità di dare loro voce e fiducia. Anche perché chi ha voce e parole per contestualizzare queste ricerche artistiche, i critici, gli storici, la stampa che si occupa d’arte, a Brescia c’è, e in abbondanza. Ci sono critici, storici, giornalisti, anche giovani (giovani per l’Italia, fuori dalla Penisola sarebbero già “maturi”) di alto livello e di valida formazione, che analogamente hanno trovato più successo oltre i confini bresciani. E non si tratta della solita affermazione “nemo profeta in patria”, ma di una amara constatazione che tuttavia può essere velocemente smentita, se l’amministrazione comprenderà – credo già lo abbia compreso e si stia muovendo per farlo – il valore della cultura e dell’arte a livello sociale e educativo nel senso più alto del termine.
Come è cambiata Brescia, se è cambiata, in questi anni da un punto di vista culturale?
Ci sono state diverse, interessanti aperture: meno paura, o forse umiltà, degli artisti bresciani a mostrarsi, esporsi, dire e gridare la loro voce. Ci sono state e ci sono giovani realtà, gallerie, critici, gruppi che vogliono fare. Il pubblico si è allargato: forse abbiamo tutti voglia di sognare un po’ di più, e l’arte è un ottimo luogo dove trovare immagini nuove per un futuro diverso. Il mio credo negli artisti è enorme, come la passione che riverso in questo lavoro. Sono ottimista ed è necessario esserlo.
Facendo un confronto con altre città cosa manca a Brescia?
Rispetto ad altre città a Brescia manca una programmazione e una continuità, una rete culturale che unisca le diverse realtà e le renda collaborative a diversi livelli.
Se potessi fare delle richieste all’assessore della cultura, quali priorità le daresti?
L’assessore alla cultura di una città multietnica e sensibile ai problemi sociali quale Brescia deve, anche, saper dare voce ai problemi della mondializzazione, dell’ibridazione linguistica, dei conflitti e dei dialoghi trans-culturali: questo forse è da rafforzare e prima ancora da pensare in termini di programmazione culturale. E poi, da donna, chiedo sia data voce al problema della donna e alla nuova ondata di violenza che sulle donne si abbatte giorno dopo giorno. Vedo che c’è la voglia di farlo. Spero non sia una toccata e fuga. E ancora, quale terzo tema sul quale vorrei si riflettesse, quello delle barriere architettoniche e dei diversamente abili: troppo silenzio aleggia ancora su questa dimensione sociale.
Brescia ha bisogno di un grande museo dell’arte contemporanea?
Non credo. Come ho già detto prima e lo ribadisco Brescia ha bisogno di ripensarsi in termini di programmazione culturale: abbiamo una strepitosa raccolta di arte antica, moderna e contemporanea. Abbiamo artisti e gruppi di ricerca artistica che palpitano in ogni angolo; abbiamo giovani galleristi e galleristi già affermati; abbiamo un pubblico che vuole vivere la città anche attraverso la cultura. Abbiamo cineasti, attori, registi; abbiamo accademie e università: i luoghi forse sono già bastevoli. Facciamoli dialogare e creiamo una rete che sappia, anche, penetrare laddove le strade sono più strette, le porte apparentemente sbarrate, il disagio maggiore.