Vilardi (Pdl): “Caffaro? Il mio rammarico più grande”
Di Elisabetta Bentivoglio – Ottavo appuntamento con le interviste di fine mandato di Bsnews.it agli assessori della giunta Paroli. Quest’oggi a fare il bilancio dell’attività svolta in questi ultimi cinque anni di governo in Loggia è l’assessore all’Urbanistica e all’Ambiente, Paola Vilardi.
Se dovesse citare le azioni realizzate durante il suo mandato di cui va particolarmente fiera, quali sceglierebbe?
Potrei sintetizzare il tutto in tre lettere: Pgt (Piano di Governo del Territorio), lo strumento urbanistico che ha mandato in soffitta il vecchio Prg disegnando una città proprio come l’abbiamo sempre immaginata. Ciò che mi ha maggiormente inorgoglito è stato il metodo di lavoro e la condivisione di ogni singola osservazione in consiglio comunale: prima affrontata, poi discussa e infine votata. Grazie a questo preziosissimo strumento siamo riusciti a dare risposte a tante domande sociali. Penso per esempio all’individuazione dell’area di Verziano dove sorgerà il nuovo carcere, ma anche al campus universitario che verrà realizzato nell’ex caserma Randaccio, o il polo sanitario vicino alla Poliambulanza o le aree destinate all’edilizia residenziale pubblica. Se prendiamo in considerazione l’ambiente, invece, con il quale per altro il Pgt è legato a doppio filo, credo che il nostro più grande merito sia stato quello di aver costruito un rapporto ambientale capace di analizzare l’intero territorio post-industriale di Brescia e tutte le sue criticità. Chi avrà in mano il futuro dell’ambiente bresciano dovrà necessariamente dotarsi di uno staff preparato e attento e porre il tema della tutela ambientale come protagonista dell’agenda amministrativa.
E il più grande rammarico, invece, qual è?
Non posso evitare di pensare alla Caffaro. Pensavo che sottoscrivendo l’accordo di programma si potesse muovere qualcosa, ma il Ministero ha continuato a rinviare le decisioni. Proprio nei giorni scorsi abbiamo istituito un consulta interistituzionale, come aveva suggerito anche Marino Ruzzenenti (colui che per primo ha sollevato il caso Caffaro, ndr), sul tema delle bonifiche dove siederanno sindaco, presidente del consiglio comunale, capigruppi in Loggia, presidente della Provincia, consiglieri regionali e parlamentari bresciani di entrambe le camere. Il presidente, invece, sarà un tecnico, vale a dire un soggetto esterno alla politica ma con importanti competenze in tema ambientale.
I cinque anni del mandato comunale stanno per scadere: si ricandida, e se no, che futuro immagina per sé?
Mi sono ricandidata per spirito di servizio e seguendo lo stesso principio che mi ha spinto a candidarmi cinque anni fa: ‘ci ho messo la faccia allora e ce la metto anche adesso’. Non esiste un ruolo che preferirei ricoprire, faccio parte di quella scuola per cui in politica bisogna fare quel che serve e non necessariamente ciò che si vuole. Se Paroli, come mi auguro, verrà riconfermato sindaco di Brescia per i prossimi cinque anni, mi rimetterò alle sue decisioni. Certo, sul piano dell’urbanistica mi piacerebbe sburocratizzare gli uffici, mentre continuerò a fare da ‘pungolo’ perché vengano garantite le giuste risorse alla salvaguardia dell’ambiente.