Con una nota pubblicata sul sito piattaformacivica.it il candidato sindaco civico Francesco Onofri interviene sulle prossime elezioni comunali respingendo la proposta di Emilio Del Bono di correre alle primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra in Loggia.

ECCO IL TESTO DEL COMUNICATO

Nei giorni scorsi, in un paio di interventi in sedi non proprio istituzionali (facebook e twitter), Emilio del Bono prima mi ha chiesto per interposta persona di allearmi con il Pd e di fare le primarie contro Adriano Paroli. E poi, una settimana dopo, mi ha twittato di aver inutilmente fatto questa proposta a me e Laura Castelletti, che peraltro gli ha replicato duramente scrivendo di non dire scemenze in pubblico.

Trovo davvero singolare e imbarazzante che il partito che vanta di essere il primo a Brescia ed in Italia:

non sia riuscito in cinque anni a giustificare e legittimare con elezioni primarie interne la candidatura di chi nel 2008 è già stato sonoramente sconfitto da Adriano Paroli raccogliendo il 35% dei voti con sei liste in appoggio;

a due mesi dal voto, con i manifesti dei candidati già appesi in città, in modi del tutto impropri e senza passaggi intermedi, proponga le primarie a me che non ho mai fatto parte del centrosinistra, e rispetto al quale oggi noi ci sentiamo sempre più alternativi;

si rifugi dietro un mio rifiuto ad una richiesta, comunque tardiva e formulata in modo inadatto, per far credere che sarebbe colpa mia se il Pd a Brescia è più vecchio, chiuso e timoroso persino di quello nazionale (Bersani bene o male le primarie le ha fatte);

non abbia neppure il simbolo del Pd sui manifesti elettorali del suo candidato;

mi inviti solo attraverso i giornali ad una riunione allo strano tavolo del 27 marzo del “tutti contro Paroli”, a cui siederanno chi alle ultime politiche stava con FLI e UDC, accanto a chi stava con Ingroia.

Sono tutte conferme di grande fiacchezza politica, che confermano che in questo centrosinistra, come peraltro in questo centrodestra, noi non ci potremmo mai sentire a casa nostra. E allora la dico tutta, così poi non ne parliamo più:

quello che detesto non è certo Emilio Del Bono, ma è il sistema chiuso e autoreferenziale di cui fa parte e che non potrà mai far volare alto nessun programma; per questo noi viviamo con fatica le discussioni delle tattiche e delle alleanze strumentali al potere e non alla costruzione di un progetto di governo serio e nuovo tra persone che si stimano, si fidano l’uno dell’altro e si parlano schiettamente.

Se il Pd a Brescia come a Roma fosse stato un partito generoso, aperto, giovane, trasparente, autofinanziato, con un ricambio rapido e qualificato di classe dirigente, noi non esisteremmo proprio e credo neppure i grillini; così come non esisteremmo se il centro destra italiano e bresciano avesse queste stesse caratteristiche, che invece a Roma e a Brescia possiede anche meno del Pd. Non possiamo dunque sederci ad un tavolo (il nostro l’abbiamo comprato all’IKEA di tasca nostra e non l’ha pagato il contribuente) e scrivere un percorso con un soggetto politico rispetto alla cui ragion d’essere e ai modi di fare politica noi ci sentiamo per nascita alternativi.

Se anche decidessimo di sederci a discutere, è chiaro che uno dei due soggetti dovrebbe cambiare radicalmente se stesso. Noi però non intendiamo adattarci ai metodi del Pd (o del PDL), che ha dato prove troppo timide di cambiamento: penso alle troppe nomine per piazzare amici silurati in cerca di un nuovo posto, ai professionisti di partito, alle vie di fuga in caso di incendio studiate di nascosto e spesso anche con gli avversari, al gioco dei bussolotti (come quello del 2008 con il vicesindaco Morgano spostato in A2A, e Del Bono catapultato da Roma a Brescia): tutta roba stravecchia di cui i cittadini sono davvero molto, molto stanchi.

Non siamo in grado di discutere con finti alleati che – come accaduto ai nostri amici civici di Lucca con il Pd locale, oppure al “Patto per Ambrosoli” – guardano con invidia com’è fatto il tuo logo e quanti manifesti in più hai messo e ci appiccicano sopra i loro, che alla fine vuol dire che non hanno una grande opinione di quello che siamo e del valore delle nostre idee.

Il prossimo dovrà drammaticamente essere un governo cittadino di salute pubblica e di coesione sociale, in cui le posizioni più liberali o più sociali, di destra o di sinistra, che ciascuno porta con sé non potranno più essere un motivo per dividere, ma un bagaglio di valori positivi da mettere a disposizione di un progetto unitario. Non possiamo perciò fare le primarie con l’una o con l’altra delle due parti, che vivono invece ancora di vecchie logiche e faziosità.

Un politico “normale”, uno di quelli che, senza aver mai fatto “niente di male” e senza sentirsene neppure responsabile, hanno contribuito a portare il paese dove oggi si trova, non esiterebbe ad aggiustare la verità e la propria coscienza e ad accettare una soluzione furba e assai conveniente per la sua carriera. Noi però vogliamo stare alla larga da questa normalità e promuovere un progetto libero e nuovo.

In sintesi il messaggio è questo: a me di diventare sindaco stancamente, vilmente, senza trasmettere e raccogliere energia e generosità non interessa e non ne sono capace. Mi interessa diventare Sindaco in modo libero e coerente, e solo per cinque anni. Poi mi auguro davvero che non serviremo più, e che i partiti grazie alla sconfitta che gli infliggeremo e all’esempio che gli avremo dato, avranno occasione di rinnovarsi nel profondo, magari con qualcuno di noi tra di loro.

Infine: è opinione diffusa tra i nostri avversari del centrosinistra bresciano che, se Del Bono dovesse andare al ballottaggio contro Paroli, è molto probabile che perda anche stavolta. E io dico allora di votare per Piattaforma civica, perché se ci arriveremo noi al ballottaggio, a modo nostro ed in libertà, la città avrà la certezza di cambiare questo deludente ultimo sindaco.

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Redazione BsNews.it

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