Categories: Cronaca

Dal lunedì alla domenica, in viaggio sulla metropolitana di Brescia

di Lucia Marchesi – La metropolitana di Brescia è in servizio ormai da dieci giorni. Nel weekend inaugurale, causa ressa da primo giorno di scuola, riuscire a provare il brivido della “carrozza” metropolitana non è stato da tutti, ma il lunedì successivo, gambe in spalla, mi sono recata alla fermata “Stazione FS” per andare alla “Volta”. La prima impressione è quella che conta. Scendere le scale mobili per la prima volta è stato quasi emozionante, difficile non fermarmi un momento per guardarmi intorno. Le stazioni della metropolitana di Brescia sono belle, grandi (forse anche troppo, in fin dei conti è una sola linea!) e luminose, niente a che vedere con le buie gallerie che ho visto in altre città. Mancava solo una cosa. Alle 8.30 del lunedì mattina, dov’è la folla festante che solo il giorno prima ha riempito tanto i convogli da costringere gli addetti a bloccare gli ingressi alle stazioni? A quanto pare l’entusiasmo è già sopito. Perché via Corsica, che ho percorso per un breve tratto per raggiungere la fermata, è intasata dal solito traffico, non c’è una sola auto meno del solito. Ma la cosa non mi interessa, perché la metropolitana non risente del traffico in superficie, e mentre gli altri se ne stanno incolonnati nelle loro auto, io sono sicura di arrivare puntuale al lavoro. Carnet da dieci corse alla mano, avanzo all’interno della stazione, convinta prima o poi di imbattermi nei tornelli. Il dubbio mi assale davanti al cartello che indica la direzione del treno e la successiva scala mobile che porta alla banchina. Niente tornelli. E il biglietto? Nessuna indicazione da nessuna parte. Mi accorgo delle macchinette obliteratrici solo perché un altro passeggero, evidentemente più pratico di me, timbra rapido il suo documento di viaggio prima di scendere l’ultima rampa di scale. Faccio altrettanto, rendendomi conto che ho rischiato di fare la parte della “furba” senza volerlo. «Treno al binario 1 per Sant’Eufemia» cinguetta dopo pochi minuti una voce metallica. Eccolo finalmente, il nuovo “gioiello” della Leonessa. Non c’è altro da dire. Il treno è bello, spazioso e comodo, quasi mi dispiace dover scendere solo dopo tre fermate. La voce metallica comunica che siamo quasi arrivati a destinazione e io mi preparo davanti alla porta automatica. Arrivata alla stazione, mi trovo faccia a faccia con il passeggero intenzionato a salire subito sul treno, anche a costo di passarmi attraverso. Insomma, la metropolitana è nuova e i bresciani devono ancora assimilare la semplice regola per cui prima si scende e solo dopo si sale. Sulle scale mobili la seconda maleducazione: sembra che i bresciani non conoscano la regola del stare sulla destra per permettere a chi ha fretta di risalire la scala mobile. Col tempo ci arriveranno. Il percorso dalla fermata della Volta all’ufficio è un po’ più lungo, ma il viaggio in metropolitana è durato meno di cinque minuti, posso fare tranquillamente una breve passeggiata, in fondo è tutta salute. Al ritorno il treno è un po’ più affollato, c’è comunque posto per sedersi, ma il tragitto è tanto breve che non ne vale la pena. E poi sono stata seduta alla scrivania tutto il giorno e ne approfitto volentieri per sgranchirmi le gambe. La settimana prosegue senza intoppi, la metro è puntuale, a differenza dei mezzi pubblici che avevo sperimentato in passato e che mi avevano portato a rassegnarmi all’auto (visti i continui ritardi al lavoro), tanto che nel fine settimana decido di sfruttare la linea sotterranea anche per una passeggiata, questa volta accompagnata dall’amica a quattro zampe. Sabato mattina sono di nuovo alla mia fermata “Stazione FS”. Scopo dell’uscita? Sbrigare una commissione e poi tornare a piedi attraversando i parchi di BresciaDue. Tenendo in braccio la mia dolce quadrupede, scendo le scale mobili e salgo sul treno sistemandomi un po’ in disparte per paura che la presenza dell’animaletto possa disturbare qualcuno. Il primo esperimento metro-cinofilo ha esito totalmente positivo, così domenica decido di replicare. E, per la prima volta, uno dei sorveglianti mi ferma. «Il cane dovrebbe avere la museruola». «Veramente – rispondo io, che prima mi ero informata – il regolamento dice che la museruola è obbligatoria “se il cane è ritenuto mordace” e il mio cane non ha mai morso nessuno e pesa solo sei chili, quindi lo posso tenere in braccio». «Io lo ritengo mordace» ci risponde un altro addetto. «Io no» ribatto un po’ irritata. Forse sarebbe il caso di evitare campagne pubblicitarie che usano cani giganteschi come testimonial e ammettere solo barboncini blasonati. «Va bene, vada pure», dice il primo, mettendo fine alla discussione. Decido però di rinunciare all’impresa quando, dopo aver fatto passare due treni diretti al “Prealpino”, mi rendo conto che la folla è veramente eccessiva persino per noi umani, figuriamoci per il quadrupede. E il lunedì seguente, nel treno deserto, le domande sorgono spontanee: Che fine ha fatto tutta la gente di ieri? La metro si usa solo quando è gratis?

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Redazione BsNews.it

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