Il 23 febbraio, il giorno prima delle elezioni politiche, si svolgeranno le elezioni del nuovo consiglio dell’Ordine provinciale dei notai. La crisi, che tanto duramente colpisce l’Italia, ha influito fortemente anche sul numero degli atti effettuati da tutti i notai. Per questo abbiamo deciso di parlarne con i diretti interessati. Dopo Luigi Zampaglione, abbiamo sottoposto alcune domande al notaio Franco Treccani.
D – Atti societari, acquisti di auto e di immobili. In quali di queste pratiche si è riscontrato il maggior calo nel 2012?
R- Il calo è generalizzato: nell’ordine di oltre il 50 per cento sia per atti societari sia per gli immobili.
D – Quando si effettua un atto, i costi dei bolli quanto incidono mediamente sul costo finale?
R – Quando l’atto è bollato sono 230 euro fissi.
D – In Italia, il numero dei notai per abitante è la metà della media europea. La liberalizzazione ridurrebbe il costo degli onorari o questo risultato si potrebbe ottenere anche a parità di studi presenti oggi?
R – Non credo siamo tanto sotto la media europea. Comunque i costi attuali sono assolutamente insignificanti e non vedo modo di ridurli ulteriormente: di fatto, nell’arco di due o tre anni, siamo tornati ai valori in lire. La sparizione delle tariffe ha causato una concorrenza sfrenata, a volte anche in spregio di qualsiasi competenza e minimo risultato.
D – I notai sono professionisti che effettuano atti di valore legale. A cosa sono dovuti i diversi “prezzi” tra notaio e notaio?
R – Sono dovuti alle diverse prestazioni professionali, anche se con il venir meno delle tariffe non ci sono stati benefici né per i cittadini né per i notai. Gli utenti, infatti, non hanno più un punto di riferimento per stabilire se il prezzo è congruo: se per una procura, ad esempio, venivano indicati 70 euro ora alcuni ne possono chiederne fino a 300. Da un lato la liberalizzazione sta giocando a favore del professionista, che è disancorato da qualsiasi riferimento. Ma in questo modo si crea anche la concorrenza sleale di colleghi che, su atti complicati, effettuano valori più bassi senza considerare l’impegno e la serietà della prestazione.
D – Possono influire, e come, scelte diverse del consiglio sul tessuto sociale e sul servizio all’utenza?
R – In minima misura. Il consiglio notarile non ha il potere di costringere il singolo notaio a mantenere un comportamento uniforme rispetto agli altri e ad avere comportamenti deontologicamente adeguati. Può soltanto presentare un esposto alla commissione regionale di controllo, a cui spetta eventualmente comminare la sanzione disciplinare. Insomma: il consiglio è un piccolo carroarmato, ma senza cannone.
D – Pensa che anche per i notai, come per altre categorie e ordini, sia opportuno introdurre un numero massimo vincolante di mandati per gli organismi elettivi di rappresentanza?
R – Ritengo sempre opportuno che ci sia un’alternanza in certi organismi. E’ importante che nel consiglio siano rappresentate le nuove generazioni, ma anche che vi siano figure “senatoriali” che mettano a disposizione la propria esperienza. Credo che in questo organismo vadano coinvolte tutte le fasi dell’attività notarile: giovani di prima nomina, notai di media età e anziani.
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