Il teleriscaldamento di Brescia compie 40 anni. A ogi sono il 70% gli edifici della città allacciati alla sua rete. La nuova sfida? Esportare il modello Brescia ampliando la rete di teleriscaldamento a Milano e Bergamo. "Il vero banco di prova sarà Milano. Quello che vogliamo è raddoppiare entro il 2015 il numero di abitanti serviti dal teleriscaldamento: oggi sono 265 mila" spiega Paolo Rossetti, direttore generale di A2A, al Corriere. Il progetto prevede di creare tre macrosistemi: uno nell’area ovest (da Famagosta all’Expo), uno per la zona di Milano est (Canavese-Linate) e l’altro su Sesto San Giovanni, per un investimento di 800 milioni, di cui 160 già iscritti nel piano industriale e gli altri da recuperare con finanziamenti statali e comunitari. Tornando a Brescia e alla sua vocazione di diventare una Smart City la strada non è breve: arrivare a eguagliare modelli come Copenhagen, Stoccolma e Amburgo non sarà facile. Gli ambientalisti si chiedono se l’impianto sia una delle cause del basso livello di raccolta differenziata: risponde Sebastiano Serra, capo della Segreteria tecnica del Ministero dell’ambiente "è vero, il termoutilizzatore può essere stato un deterrente, ma è normale: qui il sistema del teleriscaldamento funziona bene e la priorità è evitare che i rifiuti finiscano in discarica".
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