Pasotti (Fare per fermare il declino): “Dopo vent’anni di incapacità di governo è ora di fare”
“Vent’anni di incapacità di governo stanno presentando il conto a noi, al nostro lavoro e al futuro dei nostri figli”, anche per questo l’imprenditore bresciano si candida con Oscar Giannino e Fare per fermare il declino. Intervento risolutivo sul debito pubblico attraverso le dismissioni del patrimonio dello Stato e non la patrimoniale sui cittadini, un welfare pragmatico e non ideologico e la riduzione delle tasse conseguente ad una riduzione significativa della spesa pubblica fra le priorità del candidato alla Camera.
“Ci siamo ritrovati a pagare il conto dell’incapacità degli altri e, ormai, i problemi che ogni giorno affrontiamo nell’azienda, nella famiglia e nella vita, non possono più essere risolti solo con le nostre capacità applicate al nostro lavoro, perché non dipendono più da noi, ma derivano da una gestione disastrosa dello Stato degli ultimi vent’anni. Per questo, di fronte al fallimento del gruppo dirigente del Paese dobbiamo uscire dal nostro quotidiano lavoro e affrontare a Roma e a Milano i problemi che altri hanno creato”. Spiega così Flavio Pasotti, imprenditore, a lungo alla guida dell’Api di Brescia, la decisione di impegnarsi in prima persona, è candidato alla Camera subito dopo il capolista Oscar Giannino, con Fare per fermare il declino.
“Il nostro Paese annega in un debito mostruoso e chi ha debiti non è libero – prosegue – e dobbiamo liberarcene al più presto, dismettendo tutto il possibile. Anche se è doloroso. Esattamente come farebbe qualsiasi famiglia in difficoltà”. Ma poi occorre ridare fiato alle aziende e ai cittadini. Come? “Ripianando il debito dello Stato che significherebbe riaprire i canali dei finanziamenti, con le banche non più costrette a investire in titoli pubblici, e farebbe tornare a circolare denaro sui conti delle imprese e delle famiglie, non temendo gli aiuti europei, se fossero necessari a ricapitalizzare un sistema del credito oggi assolutamente inadeguato a sostenere le aziende che resistono e le famiglie che risparmiano”.
E in tema di famiglia Pasotti sostiene che è l’impostazione del welfare italiano ad essere sbagliata “troppo ideologica e poco pragmatica”, così finisce che “dà soldi a chi non servono e non copre, invece, le situazioni di bisogno”. Fra i dieci punti del programma di Fare per fermare il declino c’è quello della riduzione delle tasse. “Si tratta di cambiare il punto di vista – spiega il candidato -. Non più a chi farle pagare, ma farne pagare meno. Mentre io sento solo ragionamenti sul distribuirle diversamente, anche se poi non si sa fra chi, o sulla lotta all’evasione, che in un Paese civile non dovrebbe far discutere perché è scontata”. Ma la lotta all’evasione non può essere uno strumento che, attraverso l’inversione dell’onere della prova o dell’idea che prima paghi e poi si discute se hai torto o ragione, diventi una mannaia per tutti e non per i disonesti. La priorità, su questo tema, è la riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d’impresa. “I soldi – conclude Pasotti – devono tornare nelle tasche delle persone perché ognuno di noi sa responsabilmente investire, risparmiare e spendere con una oculatezza che lo Stato non conosce”.