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Del Bono (Pd): Paroli ha fallito in tutto, ora non faccia forzature

“Paroli? Ha fallito su tutta la linea e non pensi a forzature sul finire del mandato. Noi comunque siamo pronti a restituire a Brescia il ruolo che si merita”. Il candidato sindaco del Pd Emilio Del Bono, circondato da alcuni dei suoi più fedeli alleati e sostenitori, ha tenuto oggi il consueto incontro annuale con i giornalisti bresciani.

DI SEGUITO LA TRASCRIZIONE SINTENTICA DELL’INTERVENTO FATTA DA BSNEWS.IT

Quest’anno il nostro incontro ha una doppia valenza: non è solo un’occasione per fare il bilancio, ma anche l’apertura della campagna elettorale che dovrebbe portare – come auspichiamo – al cambio di guida politica della Loggia. Un’opportunità importante che non vogliamo fallire. Una responsabilità che accogliamo con ottimismo, perché – come hanno rivelato anche alcuni sondaggi – la maggioranza dei cittadini bresciani ha voglia di cambiare e non si riconosce nella giunta in carica. Non una garanzia di vittoria. Ma certamente la precondizione per conquistarla.

Nonostante le melliflue dichiarazioni di Paroli scommettiamo che la maggioranza uscente non si presenterà unita, soprattutto sul versante centrista. Oggi l’Udc è palesemente alternativa al centrodestra e il Pdl si è disarticolato: penso ai tre confluiti in Ali, a quelli passati in Fratelli d’Italia e alla recente fuoriuscita di Piovanelli. Inoltre cresce l’insofferenza nei confronti della Lega e l’arroganza di quel partito: minoritario, partigiano di quel partito. Ma c’è un elemento in più: la bocciatura anche da parte del sindaco di gran parte della squadra di assessori che ha governato la città fino a oggi.

Entrando nei temi amministrativi, l’elenco dei fallimenti di Paroli è sempre più lungo: penso a stadio, sede unica, campus, sale cinematografiche in centro, riqualificazione di via Milano, stazione, parcheggio sotto il Castello, torre Tintoretto, nuovo carcere, Piccola velocità e aeroporto. Non una di queste opere andrà in porto. E a questi fallimenti si aggiungono le vicende giudiziarie senza fine, come quelle di Brixia Sviluppo e Artematica. La Loggia ha il record di ordinanze sindacali e delibere bocciate.

Con l’avvicinarsi della chiusura del mandato, chiediamo a Paroli di non fare forzature inutili, in particolare su Magazzini generali e Ori Martin (per quest’ultima la nostra proposta è quella di un collegamento direttamente in tangenziale, senza entrare nel quartiere). Paroli si concentri sulle uniche due opere su cui possiamo trovare un accordo. La prima è la conclusione della metro (un dato: sono stati ipotizzati 5.200 parcheggi, ma ne verranno realizzati solo 1.400): noi abbiamo già parlato con Ambrolosi, dica anche Maroni che in caso di vittoria si impegna a portarci un corrispettivo pari a quello della tramvia di Bergamo, che per la Leonessa varrebbe ben 15 milioni di euro in più all’anno. C’è poi la questione della riqualificazione dell’Eib, per cui chiediamo di portare la struttura a 5mila posti – e non 3.500 come previsto – in modo da poter ospitare anche le grandi partite di basket e pallavolo.

Noi siamo convinti di poter mettere in campo una coalizione in grado di governare e vincere. Dopo le regionali/politiche sarà più facile definire i contorni dell’alleanza per il Comune: di certo ci sarà un allargamento, ma non al prezzo dell’ingovernabilità. Siamo ottimisti su tutti i fronti. Anche Laura Castelletti ha voglia di governare la città e ci sono tra noi oggettivi punti di convergenza programmatica.

La Brescia che immagino domani è una città unita e orgogliosa, perché in questi anni i bresciani hanno subìto sconfitte importanti. E di certo metteremo in campo un metodo diverso, che passi per il coinvolgimento dei cittadini. Lavoreremo molto sul territorio, perché l’abolizione delle circoscrizioni apre certamente la questione degli strumenti di partecipazione democratica: 32 consiglieri comunali non bastano. Inoltre a Brescia ci sono 40mila immigrati regolari che non partecipano in alcun modo alla vita della città: a loro bisogna chiedere di più.

Ma si apre anche una questione relativa al bilancio. Il sindaco indica tra i propri meriti quello di aver tenuto a posto i conti. Sono convinto che i conti vadano riordinati e che la spesa vada riorganizzata attraverso un’analisi puntuale della spesa corrente. In particolare vanno ridotti i dirigenti:non possiamo più permettercene 42 al costo medio di 200mila euro l’uno. Anche sulle società partecipate andrà messo ordine. Penso a Brescia Mobilità, ma anche la Fondazione Brescia Musei e ovviamente ad A2A, per cui una delle soluzioni è certamente quella di superare il duale. La spesa del Comune va ridefinita nella direzione del sociale (tagliato clamorosamente da 54 milioni a 45) e dell’abbassamento della pressione fiscale: siamo diventati una delle città più tassate d’Italia e le nuove imposte gravano in buona parte sulle attività economiche e commerciali.

Infine c’è la questione ambientale. In città ci sono gigantesche bombe ecologiche. Rivedremo il Pgt nella direzione del consumo zero del suolo agricolo e lavoreremo per avere incentivi sulle ristrutturazioni. Inoltre riattiveremo la raccolta differenziata, che in cinque anni può passare dal 40 al 70 per cento, e dobbiamo impegnarci con forza per la bonifica dei territori. La Caffaro non è più in grado di far nulla e la strada del sito nazionale si è rivelata poco concreta: l’unica via è quella di far diventare Brescia un caso europeo. Le risorse a quel punto ci sarebbero.

Il nostro non è il libro dei sogni, ma un elenco di cose possibili e adeguate alla tradizione di questa città. Le ultime grandi opere statali di Brescia – Palabrescia e Metro – risalgono alla fine degli anni Ottanta: la Leonessa non si merita questa marginalità.

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Redazione BsNews.it

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