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Primarie di Aib, Bonometti (Omr): continuerò a fare la mia parte

Chiuso il sondaggio sulle primarie di Aib, come annunciato, Bsnews.it darà la parola ai protagonisti. Nelle prossime settimane il sito intervisterà tutti gli imprenditori “candidati” (dal sito o direttamente dai lettori) che saranno disponibili a dire la loro. Un percorso che non poteva non cominciare dal presidente di Officine Meccaniche Rezzatesi, e neo Cavaliere del lavoro, Marco Bonometti, che ha ottenuto oltre il 37 per cento dei consensi.

D – Nel sondaggio che Bsnews.it ha promosso tra i suoi lettori lei è arrivato primo, raggiungendo un numero di consensi superiore alla somma dei consensi espressi a favore dei tre vice in carica di Aib “candidati” dal sito. Come se lo spiega?
R – Il vero “vincitore” di questo sondaggio è il vostro sito. Molto raramente, infatti, un sondaggio online ha fatto registrare un così alto livello di attenzione, anche a livello nazionale. Nel merito, credo che questo successo sia da attribuire all’attenzione con cui – a Brescia, ma penso anche in Italia – si guarda al mondo imprenditoriale, per l’importanza che questo mondo ha nella costruzione del Pil, nelle esportazioni. Ma anche – e nell’attuale situazione di crisi questo assume un particolare valore – nel produrre occupazione e benessere diffuso, dando così un senso concreto al concetto di funzione sociale dell’impresa.

D – Ma come mai in tanti hanno scelto il suo nome?
R – Mi sono interrogato anch’io su questo, soprattutto considerando il fatto che il mio nome non era compreso tra quelli che Bsnews.it aveva originariamente deciso di proporre ai lettori.

D – Nella prima fase il sito si è orientato sui nomi che erano apparsi sui giornali, con qualche aggiunta. Sono stati i i lettori a farla inserire. Insistiamo: perché così tanti?
R – Le ripeto che non lo so. Posso esprimerLe le riflessioni che ho fatto su questo fenomeno, ma sono solo mie ipotesi, naturalmente. Sono essenzialmente tre. La prima, che esprimo con soddisfazione, è nel senso che i miei colleghi imprenditori e la città in generale guardano con molta attenzione al ruolo di rappresentanza di Confindustria in generale e di Aib a Brescia. Questo dimostra una diffusa consapevolezza del fatto che se l’industria va bene è un bene per tutti, nel senso che le ricadute positive sul territorio sono ampie e significative. La seconda concerne la mia azienda, che oggi è considerata, sia sui mercati, sia nelle istituzioni, sia presso i concittadini, una realta solida e con interessanti prospettive. La terza riflessione concerne la mia persona, e mi imbarazza, perché a Brescia gli industriali di successo sono tanti, ed io sono solo uno tra i tanti.

D – Lei ha messo insieme un piccolo impero industriale, che continua a crescere, a dispetto della crisi, producendo ricchezza ed occupazione. Non è un caso che lei sia stato nominato, recentemente, Cavaliere del lavoro.
R – Probabilmente, quelli che mi hanno votato apprezzano la mia determinazione nel perseguire gli obiettivi che mi prefiggo, la mia dedizione all’azienda, una certa capacità di “visione” complessiva, che mi orienta nelle scelte e mi dà forza e coraggio. Ho raggiunto così i risultati che Lei cita, ma credo che siano anche merito dei miei collaboratori, a tutti i livelli, nessuno escluso, ed anche di un pizzico di buona sorte.

D – Parliamo dell’Associazione industriale bresciana. Aib è, per importanza, la terza realtà di Confindustria in Italia. Secondo lei, quali sono i suoi punti di forza, e quali i punti di debolezza?
R – Aib è la più antica associazione industriale italiana a livello di territorio, persino più antica di Confindustria. E’ stata anche la terza in Italia, per importanza, in una graduatoria costruita sui numeri, come i dipendenti delle aziende associate e l’ammontare dei contributi. Oggi non lo è più, credo che sia tra il sesto ed il settimo posto, ma ritengo che questo dipenda da molti fattori, comprese le aggregazioni. A mio giudizio, comunque, è molto importante essere ai primi posti per autorevolezza, non solo per i numeri, che pur hanno un loro significato. Perché se si è autorevoli si pesa, si conta, si è ascoltati, persino temuti, se necessario, e si può svolgere efficacemente il ruolo di rappresentanti di interessi generali, degli industriali associati, anche nell’interesse del territorio, come prima dicevo. Altrimenti si rischia di cadere nella routine, di perdere ruolo ed incisività, e questo, oggi, è un lusso che nessuno può permettersi. Brescia ha un patrimonio di imprenditori che è raro, che ci è invidiato, in Italia ed all’estero, ancora oggi, nonostante tutto. Va valorizzato, costi quello che costi, con impegno e dedizione, perché questo rappresenta buona parte del nostro futuro.

D – Questo vale anche per Confindustria?
R – Certamente, non c’è alcun dubbio. Confindustria vale quanto valgono i suoi territori, con le loro associazioni provinciali come Aib, e quanto valgono le categorie, come i metalmeccanici, i chimici o la moda, per citarne qualcuna. Confindustria è grande e gli interessi da comporre sono tantissimi, così come le scale di priorità. Confindustria è forte se sono forti i territori, come Brescia, Bergamo, Milano, Torino, il Veneto, ad esempio. Qui si progetta, si lavora, si produce, si lotta, si compete, si soffre, ora più che mai. Confindustria deve rendere possibile il nostro lavoro, deve contribuire a creare le condizioni per cui il nostro soffrire sia minore, affinché i nostri sforzi abbiano successo. E deve avere voce forte con il governo, con la politica, con le istituzioni finanziarie, inchiodando ciascuno alle sue responsabilità ed assumendosi le proprie. Bisogna ridurre il gap competitivo, di cui nessuno parla più, ma che continua ad aggravarsi, con tasse insostenibili, burocrazie mostruose, politiche incoerenti, governi lontani dai bisogni reali. In sintesi, basta collateralismi, meno convegni e cahiers de doléances, più presenza, più efficacia, più risultati. Come un tempo, quando la convergenza di forze diverse, con Confindustria in prima linea, collocò l’Italia nel G5, tra i cinque grandi del mondo.

D – Alla luce di questi ragionamenti e del sondaggio la domanda sorge spontanea. Marco Bonometti è disponibile a fare la sua parte, anche assumendo il ruolo di presidente dell’Aib, come hanno chiesto 1.300 persone che hanno risposto al nostro sondaggio?
R – Mi permetta, io la mia parte credo di farla tutti i giorni, cercando sempre, in ogni momento, mi creda, di resistere, anzitutto. E non è facile, come ben sanno i miei colleghi imprenditori che tutte le mattine, quando si apre il cancello dell’azienda, sanno di avere sulle loro spalle il destino dell’azienda e di molte famiglie. E continuerò a farla, perché la fatica non mi ha mai prostrato, ed il successo dell’azienda, dei miei collaboratori, dei miei operai rappresenta la mia molla. Quanto alla presidenza di Aib, uomini di grandissima personalità ed imprenditori straordinari, che io ho stimato e stimo tantissimo, come Agnelli o come Lucchini, hanno insegnato che alle cariche, in Confindustria e nelle Associazioni che la compongono, non ci si candida, come in politica. Si viene scelti dai colleghi imprenditori. E se si viene scelti, diventa un impegno morale non sottrarsi, quali che siano gli impegni personali e di lavoro, che tutti hanno, nelle loro aziende e nelle loro famiglie. Ma, come le dicevo, Brescia è ricca di imprenditori eccellenti, quindi io posso dormire sonni tranquilli.

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Redazione BsNews.it

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