(a.c.) Dieci punti, dieci obiettivi fissati in un "manifesto per la crescita", da sottoporre ai candidati alle prossime elezioni politiche, a quelle regionali ed anche alle amministrative. La Confartigianato di Brescia ci ha lavorato per mesi, e ieri ha presentato il frutto dell’impegno sul fronte del rilancio (o della sopravvivenza) del settore.
Il presidente Eugenio Massetti dice che non vuole che i politici "sottoscrivano" il manifesto, anche perché spesso in passato questa strada è stata percorsa senza che poi si arrivasse alla concretizzazione dei buoni propositi. Meglio fidarsi della loro parola, dell’intenzione di impegnarsi sul serio, e monitorare poi i risultati ottenuti, e renderli pubblici, nel bene o nel male.
Il decalogo parte, anche per gli artigiani, dall’Imu: non potendola eliminare Massetti chiede perlomeno che per le imprese venga applicata l’aliquota minima del 7,6 per mille (ora è mediamente al 10,6). Altro recente spauracchio è la Tares, che rischia (non è ancora uscito il regolamento, non si tratta di una certezza) di far raddoppiare, in alcuni casi, la tariffa per i rifiuti. Poi gli artigiani chiedono l’abbattimento del cuneo fiscale, la rimodulazione degli studi di settore, l’obbligo di pagare le fatture a 60 giorni, e di contabilizzarle solo al momento dell’incasso, la compensazione tra debiti e crediti erariali, la semplificazione, la rateizzazione di imposte e tariffe locali, e poi il rilancio delle opere pubbliche e del comparto casa, e infine, ma forse è la cosa primaria, l’abbattimento del costo di energia e gasolio per i lavoratori.
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