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Bragaglio (Pd): primarie subito come in Lombardia oppure il partito rivoti

“Le novità espresse dal Pd ritengo meritino d’essere dispiegate, senza titubanze, passando da una generica disponibilità ad una precisa proposta per le Primarie. Mentre una diversa linea da quella unanimemente votata dal Pd a luglio (primarie ed ampia coalizione) dovrebbe essere sottoposta ad nuovo voto (da parte del partito, ndr)”. A dirlo, con una nota, è il consigliere comunale del Pd Claudio Bragaglio, che giustifica la presa di posizione anche con le ricadute locali e regionali delle ultime manovre al centro provocate dalla “salita” in campo in Monti.

ECCO IL TESTO DEL COMUNICATO

Con Monti in campo si delinea una prospettiva più positiva per il Paese. Non mancheranno contrasti con il PD, ma intanto si alza il livello della sfida per il governo, liberati dalla “morta gora” del berlusconismo. Cambia il quadro politico, nella direzione auspicata dal PD, verso un’alleanza tra progressisti e moderati. Non va quindi temuta un’operazione di “centro” che, proprio contro Berlusconi, s’è desiderata. Discutibili saranno forse le forme, ma con la sola Udc la “cosa moderata” non sarebbe decollata. Tocca ora al PD non abbassare la guardia in fatto di lavoro, diritti, equità e sviluppo.

Sul confine vi sono scollinamenti, di Ichino e altri. Ritengo sia un dato di fatto non patologico. Troppo pesanti le accuse contro i “transfughi” del PD ed avvelenate sono le ritorsioni quando essi “denunciamo il tradimento delle speranze legate alla nascita del PD”. Sono sovraccarichi di astiosità, ma a fronte d’un fatto vero: il PD che ha vinto con Bersani le primarie ha una linea ben diversa dal PD veltroniano. Ma non drammatizzerei per spostamenti personali borderline, quando si è di fronte a cambiamenti che investiranno l’intero sistema politico e lo stesso PD.

E’ ineludibile oggi una contesa tra centro montiano e PD, ma è altrettanto auspicabile un futuro governo insieme. Taluni la definiscono: “Terza Repubblica”. Di certo tra i segni distintivi del seppellimento della “Seconda” v’è la fine ingloriosa – ma salutare – del bipartitismo, con il suo corredo di presidenzialismo, di partiti unici e leggi elettorali ipermaggioritarie.

Più volte ho sostenuto che la sinistra riformista non ha saputo affrontare il problema del “centro”, preferendo l’abbrivio della sua rimozione. Per limiti di analisi della società italiana e delle forze sociali in campo. Compreso il ruolo della Chiesa e dei cattolici. Di più. Ero e sono convinto che il futuro della sinistra italiana sia in grande misura affidato alla positiva soluzione di tale questione. Evitando la trappola d’un presuntuoso rigurgito di autosufficienza. Evitando altresì velleitarie prove di forza, esibite nel tentativo di mascherare il volto della propria subalternità.

In passato abbiamo già visto all’opera due (maldestri) tentativi di soluzione. Da una parte si è negato il ruolo del “centro”: passando dai Progressisti (contro Martinazzoli) ad un soggetto socialista a vocazione maggioritaria, negli anni ‘90. Trafficando su leggi elettorali e referendum ipermaggioritari e bipartitici, con l’obbiettivo di desertificare il centro politico. Vittima illustre d’una tale caccia al fantasma della “balena bianca” è stato l’“arpionamento” non di Moby Dick, ma dell’Ulivo di Prodi. E l’arpione fatale non è stato quello stretto in pugno da Bertinotti! Poi, s’è tentato di inglobare nel centrosinistra pure tutto il centro, con la nascita del PD veltroniano, pur esso a vocazione maggioritaria. Riproposto oggi da Renzi, con la sua tesi: “non ci si allea con il centro perché i voti del centro son per noi”.

Con Bersani ritorna la politica delle alleanze. Senza il miraggio disastroso del partito onnivoro. Con Monti non ci si immagina certo quel che Occhetto fece a Martinazzoli nel ’94. Con Monti – accantonato l’equivoco del tecnico super partes – la sfida politica si fa più alta anche per il PD, fuoriuscendo dal “berlusconismo” che ha condizionato techne e modalità di nascita dello stesso PD veltroniano.

La nuova fase è quindi destinata a rimodellare i posizionamenti delle varie forze politiche e dello stesso Pd.

Il percorso intrapreso in Lombardia – Primarie e, come sostiene Ambrosoli, “Patto civico con allargamento al centro e a sinistra” – ci dice d’una direzione necessaria anche per Brescia. Evitando l’ambiguità d’un diverso percorso. Così come va colta la novità in chiave montiana di Albertini e di settori dell’area cattolica lombarda, con riflessi evidenti anche per Brescia, come ha sottolineato il segretario Udc, Marco Quadrini.

Le novità espresse dal PD ritengo meritino d’essere dispiegate, senza titubanze, passando da una generica disponibilità ad una precisa proposta per le Primarie. Mentre una diversa linea da quella unanimemente votata dal PD a luglio (primarie ed ampia coalizione) dovrebbe essere sottoposta ad nuovo voto. Segnali positivi si sono ripetuti con l’apertura di Fenaroli e con la congiunta iniziativa di Sel e Psi, come sul fronte del civismo. Un indirizzo chiaro, per una legittimazione dei candidati attraverso le primarie, è stato rafforzato anche con le stesse “parlamentarie” di Brescia. Sono tutti segnali positivi che meritano il coraggio – finalmente chiaro e determinato – d’un nuovo protagonismo anche del PD bresciano.

Claudio Bragaglio

Consigliere Comunale P.D.

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Redazione BsNews.it

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