Quell’uccellino azzurro che sta cambiando il mondo del calcio
di Bruno Forza – Il simbolo di twitter è un grazioso uccellino azzurro che cinguetta in rete, ma come spesso accade sui social network non proprio tutto è come sembra. Il simpatico volatile può trasformarsi spesso in un incontenibile colibrì, un’oca starnazzante o un’aquila battagliera. Internet pullula di stormi incontrollabili e il mondo del calcio, ovviamente, non è esente da simili mutazioni, che continuano a regalare spunti ai giornali, devoti alla assoluta libertà di espressione sdoganata dai nuovi media. Accade nelle grandi piazze come in provincia, nessuna realtà ne è esclusa. Centinaia di giocatori raccontano i fatti loro o esprimono punti di vista dando risalto alla loro immagine, interagendo direttamente con gli appassionati o scatenando cataclismi diplomatici. Capita che piedi buoni non corrispondano a cervello fino, come nel caso di Michel Morganella, che nel luglio scorso ha dovuto lasciare il ritiro olimpico della nazionale svizzera dopo un tweet in cui mostrava tutto il suo “affetto” per il popolo coreano: «Voglio abbattere tutti i coreani, andate a darvi fuoco, banda di handicappati mentali». Alla faccia dello spirito olimpico. Il social network, invece, rappresenta un prolungamento del campo per Marco Materazzi, che dopo aver combattuto sull’erba senza esclusione di colpi continua a dare filo da torcere ai tifosi rivali a colpi di tweet senza risparmiare frecciate a ex allenatori poco o per nulla stimati, Benitez su tutti. Anche il suo ex compagno di squadra Sneijder è un assiduo frequentatore di Twitter. O meglio, lo era. Il suo muro contro muro con la società, infatti, è passato da Appiano Gentile alla rete, con il divieto della società ad emettere cinguettii e l’inserimento in un romantico tackle scivolato della bella Yolanthe, intervenuta in difesa del marito. I social network destabilizzano anche la provincia. A Bari la società ha blindato la sacralità dello spogliatoio. Tremila euro di multa per chi fa uscire spifferi dallo spogliatoio. A Brescia, invece, un’altra moglie si è unita all’esercito delle consorti agguerrite, inferocita dopo le critiche e la sostituzione del marito. Parliamo di Isabella Miraglia, la signora Stovini, che nel corso di Ascoli – Brescia ha tuonato: «Come inventarsi di farlo giocare terzino destro. Spiegatemelo e forse posso tacere. Grazie!» E poi: «Non tollero più nulla di questo posto… Saremo pur vecchiotti, ma se per 15 anni uno gioca difensore centrale ad alti livelli». E infine: «Vabbè, Brescia non ti merita. Che giochino gli altri, i campioni del Real». Apriti cielo. Per restare a tema.