A2A, illecita la revoca di Renzo Capra. Azienda condannata a 1 milione di euro di risarcimento

La revoca di Renzo Capra dalla carica di presidente del consiglio di Sorveglianza del 3 giugno 2009 è stata "senza giusta causa".  Così il tribunale di Brescia ha deciso, bocciando lo spoils system  del 2009 in A2A e stabilendo che l’ex presidente debba ricevere un risarcimento di  un milione di euro. E’ stato quindi accettato il ricorso dell’ingegnere piacentino  che condusse Asm per 40 anni: la sua revoca, avvenuta nell’assemblea del maggio del 2009 è stata ritenta illecita. Un ipasso nella giurisprudenza, un precedente importante sullo spoils system nelle società quotate in Borsa: il giudice Gianni Sabbadini della sezione commerciale del Tribunale dichiara al Corriere della Sera che trattandosi  A2A "di una società per azioni quotata in Borsa (e che quindi fa ricorso al mercato ed ai risparmiatori) e non di organismo politico, deve escludersi che il cambio di maggioranza politica nel governo dell’ente pubblico socio possa, di per sé, giustificare la revoca degli amministratori se non vengono indicati fatti o atti ben precisi imputabili agli amministratori revocandi" e continua ribadendo che la sentenza giudica "inammissibile nel nostro ordinamento la revoca degli amministratori di società commerciali quotate in Borsa per motivi latamente politici, posto che ciò introdurrebbe un controllo di tipo politico (secondo una procedura tipica dei cessati regimi ad economia socialista) su soggetti economici di diritto privato che operano nel mercato», e sarebbe «in evidente contrasto con il fondamentale principio costituzionale di libertà di iniziativa economica sancito

 

Fatti: il 9 aprile del 2009 il comunicato stampa di Paroli-Moratti annunciava la revoca della componente bresciana del Cds "essendo venuto meno il rapporto fiduciario" (motivo considerato dal giudice non come giusta causa). Dopo il comunicato l’assemblea societaria del 29 maggio 2009 chiamata a votare la revoca del Presidente. Capra escluse dal voto i due comuni azionisti "per un sospetto vizio nella comunicazione di una variazione del patto parasociale"- scrive il Corriere, comuni che poi furono riammessi il 3 giugno 2009. In quel giorno l’assemblea votò la revoca di Capra, e A2A lo accusò di aver danneggiato l’azienda con la sua conduzione assembleare. La sentenza di ieri mostra che Capra in quell’occasione non solo estromise i comuni per una ragione non ostile e pregiudizievole, ma per  "un eccesso di prudenza rispetto alla normativa del Testo unico della finanza", ma stabilisce anche non ci fu alcun danno per l’azienda causato da Capra.

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Redazione BsNews.it

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