I Riva dell’Ilva? Indagati a Taranto, premiati come imprenditori dell’anno in Valcamonica

di Andrea Tortelli (andrea.tortelli@edizioni12.it) – A Taranto il patron dell’Ilva Emilio Riva e il figlio Nicola sono finiti agli arresti, mentre Fabio è partito per una non meglio precisata meta estera. A Brescia, o meglio in Vallecamonica, verranno invece  insigniti del titolo di imprenditori dell’anno. E’ quanto accadrà giovedì sera, dalle 20, all’Hotel Rizzi di Boario, dove l’Assocamuna – sodalizio che raccoglie le aziende della valle – premierà gli imprenditori che si sono maggiormente distinti nel 2012. E il riconoscimento più ambito, quello all’imprenditore dell’anno, andrà proprio alla famiglia Riva (il riconoscimento, ovviamente, verrà ritirato da un delegato del gruppo), che in Vallecamonica opera con tre stabilimenti. A stabilirlo è stata una commissione, con il placet di Luigi Buzzi, imprenditore di origini brianzole che ha contribuito a fondare Assocamuna e che guida oggi il gruppo Lucefin (qui la biografia: http://www.0364.it/personaggio.php?id=62).

“Non ho preso io la decisione”, commenta Buzzi interpellato telefonicamente da Bsnews.it, “ma si tratta di una scelta che ho condiviso: in questa vicenda sto decisamente con Riva e contro le azioni della magistratura, fuori tempo, dannose e persecutorie”. Ma sono molti in valle a pensarla come Buzzi, e non solo per il fatto che le aziende di Riva rappresentano oggi un’isola felice in un’area colpita duramente dalla crisi economica. Una scelta senza dubbio provocatoria nei confronti della magistratura. “Non capisco come si sia potuti arrivare al sequestro del prodotto finito”, spiega un altro imprenditore che preferisce rimanere anonimo, “e non condivido nemmeno il fatto che qualcuno si sia messo alla ricerca del presunto tesoretto dei Riva. Se anche Riva avesse sbagliato, la magistratura si è mossa in modo sbagliato: non si può chiudere un’azienda così, facendo soltanto gli interessi della Germania e dimostrando tra l’altro di non conoscere il settore. Lo spegnimento del forno”, continua, “incrementa solo il problema ambientale perché il refrattario interno ai forni crolla e diventa interamente rifiuto. Il rischio”, chiosa l’imprenditore, “è che ne venga fuori un’altra Bagnoli”.

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Redazione BsNews.it

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