Corte dei conti, Loggia di nuovo sotto accusa per le spese del 2011
La Corte dei Conti torna a bocciare la Loggia in merito alle spese di rappresentanza sostenute nel 2011, vale a dire l’acquisto di un centinaio di statuette della Vittoria alata da distribuire per cerimonie e riconoscimenti per un valore di 21.780 euro, 4.680 euro per organizzare la festa per il 138esimo anniversario della Polizia Locale, 2.468 euro per pagare il viaggio a Roma di sei giornalisti (nessun giornalista di Bsnews.it era presente), e 931,70 euro per l’acquisto delle riproduzioni dei “Grossi”, monete d’oro e d’argento da usare nelle premiazioni istituzionali. Totale: 29.859,70 euro. Soldi che secondo la Corte dei Conti sarebbero stati spesi senza “il connotato di sobrietà e continenza”.
Entrando nello specifico di ogni singolo capitolo di spesa contestato, 100 riproduzioni della Vittoria alata, acquistate in stock dalla Loggia per ottenere un miglior prezzo, secondo i giudici sono una spesa “priva del connotato di sobrietà e contingenza” se si considera che ne vengono distribuite 4 all’anno e di questo passo ce ne saranno a sufficienza fino al 2037.
Altro capitolo: la festa per il 138esimo anniversario dei vigili. Per la Corte dei conti non si tratta di una ricorrenza ma di “reiterata forma auto celebrativa riservata unicamente al Corpo di polizia municipale (e non ad altri plessi amministrativi)”, quindi non conforme ai criteri di “sobrietà ed economicità”.
Nemmeno il viaggio a Roma per sei giornalisti, invitati ad assistere alla firma del protocollo d’intesa tra Comune e Viminale sulla Caserma Randaccio è ritenuto congruo, in quanto “l’evento pubblico poteva essere ben documentato senza far intervenire sul posto ben sei giornalisti accreditati”. Ma non è tutto. La Loggia aveva dichiarato di aver prenotato voli low cost mentre i giudici hanno accertato che si trattava di Alitalia.
Non è la prima volta che le spese della Loggia finiscono sotto la lente della Corte dei conti. Lo stesso era successo con le carte di credito, per le quali il sindaco Paroli aveva provveduto a saldare di tasca propria i 43 mila euro di spese ritenuti “non giustificabili” dalla Corte dei conti. Oggi il contestato ammonta a 7.148 euro.